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Un nuovo modello di sviluppo con energie interattive e ricche colonie galleggianti negli oceani costruite con i derivati del petrolio.

Terza lettera aperta ai Giudici delle Corti di Giustizia Internazionali.

Come si crea un modello di sviluppo sostenibile mondiale? Non credo che siano in molti a poter rispondere a questa domanda. A meno che non siano molti gli inventori che si sono scontrati con i muri di gomma costruiti dalla classe dirigente mondiale in materia di ambiente e di energia.  Il sottoscritto è arrivato per caso a concepire un modello di sviluppo alternativo, semplicemente mettendo insieme tutti i propri depositi di brevetto ignorati dalla classe dirigente mondiale. Potrà sembrare strano, ma in questo modello di sviluppo alternativo, l’energia proteggerebbe l’ambiente, non sarebbe semplicemente neutrale. Inoltre, dimostra che il petrolio, dal punto di vista economico, non conviene usarlo come combustibile. Invece, i derivati del petrolio potrebbero dare una incredibile spinta a creare nuove attività lavorative e di produzione alimentare, soprattutto, in vista dell’imminente crescita della popolazione mondiale. Quindi, per il sottoscritto, il modello di sviluppo ideale è esattamente opposto a quello attuale, che non riesce a proteggere l’ambiente, a creare lavoro, e a trovare un’energia sostenibile ed efficiente.

Ovviamente, l’attuale classe dirigente, erede di quelle precedenti, non può accettare cambiamenti così radicali. Il riscaldamento globale lo vogliono combattere con i palliativi delle auto a batteria le rinnovabili discontinue con gli accumulatori di energia. Il concetto del rendimento che è entrato in tutte le macchine inventate dall’uomo, è molto difficile farlo comprendere a livello globale, anche agli scienziati. E’ tanto difficile comprendere che i cicli antropici e quelli naturali non devono essere in contrasto? Pertanto, le pompe, gli impianti idraulici, pneumatici, energetici devono essere progettati per assecondare le forze gravitazionali. Basterebbe questo semplicissimo concetto a far comprendere che l’attuale sistema di sviluppo è da rottamare.

 Spero che i giudici internazionali facciano il possibile per pretendere dei prototipi di modelli di sviluppo alternativo attingendo dalla documentazione sviluppata e pubblicata sul sito web https://www.spawhe.eu.

Il recente vertice G20 di Amburgo (7 – 8 – 07 – 2017) è stato caratterizzato, come molti altri vertici più dalle proteste esterne al palazzo che dalle discussioni interne allo stesso palazzo del potere. Le idee non si sono viste né all’interno né all’esterno del palazzo. Tuttavia, a parere del sottoscritto, hanno più ragione i giovani che hanno il diritto di non avere idee, che quelli interni al palazzo, che dovrebbero avere il dovere di averle. Questo non può avvenire se non si studia nei minimi dettagli un modello di sviluppo alternativo che riparta di nuovo dai principi fondamentali della fisica, chimica, biologia, alla luce delle tecnologie sviluppate, che opportunamente, selezionate e adattate, potrebbero rendere obsolete molte attività delle multinazionali e gran parte degli impianti pubblici mondiali energetici e depurativi.

Da cosa nascono le mie riflessioni su questi argomenti così importanti? Dal fatto che come esperto di soluzioni impiantistiche industriali, ambientali ed energetiche, alla fine della mia attività lavorativa di lavoratore dipendente, mi sono posto un problema di coscienza: “Continuare a lavorare per raggiungere il massimo della pensione” oppure sfruttare l’esperienza acquisita per proporre, da pensionato, nuove invenzioni, soprattutto, ambientali? La mia scelta è stata la seconda alternativa pur sapendo che nessuno mi avrebbe pagato per il mio lavoro. Che cosa è un’invenzione in un qualsiasi campo delle attività umane? La definizione corretta potrebbe essere la seguente: “Una nuova applicazione scientifica o tecnologica, non facilmente comprensibile dagli esperti del settore interessato”. Quello che mi ha spinto a fare l’inventore è proprio il fatto che, per il sottoscritto, non dovrebbero esistere i “settori interessati”. La progettazione dovrebbe essere globale e tutti i settori  ampliati e tra loro collegati. In altre parole, il sottoscritto, si è accorto che attualmente nell’intero pianeta Terra, mancano le invenzioni di collegamento tra un settore e l’altro. Purtroppo, sviluppando queste invenzioni il sottoscritto si è accorto che è necessario modificare anche le invenzioni già esistenti, altrimenti i collegamenti non si possono effettuare. Questa è una conclusione logica, ma conferma che un’invenzione è un nuovo sistema non facilmente comprensibile agli esperti dei singoli settori. I quali, non lo comprendono non perché è complicato comprenderlo, ma perché non vogliono comprenderlo. Infatti, se avessero progettato gli impianti con una visione globale, li avrebbero progettati come propone il sottoscritto. 

Anche nel campo scientifico la divisione in settori ha creato più danni che benefici. Basti pensare alla “FISICA” che è divisa in molti rami sviluppati separatamente (metrologia, meccanica classica, termologia, acustica, meccanica razionale, meccanica statistica, elettrologia, magnetismo, ottica, relatività, meccanica quantistica, fisica nucleare). Tra queste è mancata la “fisica interattiva tra acqua e aria”, che avrebbe meritato un’apposita specializzazione, essendo più pratica ed efficiente di tutte le altre specializzazioni messe insieme.

La tripla combinazione tra acqua incomprimibile, aria incomprimibile e macchine idrauliche e di compressione dell’aria, ci avrebbe risparmiato l’intero riscaldamento globale, gran parte dell’inquinamento, e salvata l’economia. Infatti, anche la termologia richiede più di un elemento per essere applicata (aria, acqua, combustibili, bruciatori, turbine, scambiatori di calore, ma comporta maggiori effetti collaterali per lo smaltimento del calore residuo la depurazione dei fumi e quindi, minori rendimenti.  Se, invece, pensiamo alla fisica nucleare, per essere sviluppata ha bisogno di materiali radio attivi, reattori, circuiti di raffreddamento. Inoltre, come è noto, comporta numerosi problemi di difficile gestione e se tutto va bene, restano sempre i problemi irrisolti dello smaltimento delle scorie.

Lavorando a compartimenti stagni nei settori della fisica, alcuni settori si sono sviluppati più di altri. Tuttavia, nessuno ha sviluppato, la fisica interattiva tra acqua e aria, sebbene le leggi di Henry e Dalton, lasciavano intravedere da qualche secolo le potenzialità depurative e quella di Pascal, le potenzialità energetiche.

Il sottoscritto, non voleva occuparsi né di fisica, né di energia. Come tecnico progettista e installatore di impianti, voleva soltanto dimostrare che l’energia fossile si può pulire ampliando gli impianti termici con le funzioni interattive fisiche chimiche e biologiche tra acqua e aria. Ritenendo di averlo ampiamente dimostrato con molte pubblicazioni e depositi di brevetti nazionali e internazionali, non graditi agli enti pubblici mondiali e alle multinazionali, si è trovato ad approfondire ulteriormente gli stessi principi, arrivando anche all’energia interattiva, che ugualmente è stata accolta dal silenzio della scienza pubblica e privata.  Ma i silenzi non possono bastare a difendere sistemi che hanno danneggiato inutilmente l’ambiente e l’economia mondiale perché le energie interattive potevano nascere prima dell’energia termica e nucleare, essendo molto più semplici ed economiche.

La semplicità, l’efficienza, l’assenza di effetti collaterali negativi, l’assenza del costo dei combustibili e dei materiali radio attivi e la presenza di effetti collaterali positivi a livello depurativo ed energetici, dimostrano che l’energia interattiva è esattamente opposta all’energia termica e nucleare dal punto di vista economico e ambientale. 

Lasciamo perdere l’energia nucleare che si è condannata da sola con i molti disastri, ma anche per i costi necessari per realizzare gli impianti. Invece, l’energia fossile, ha prodotto disastri di tipo diverso, altrettanto gravi, in particolare, il riscaldamento globale. Tuttavia, rappresentando oltre l’ottanta percento dell’attuale energia mondiale, non si può accantonare da un momento all’altro e nemmeno si può rinunciare a una risorsa preziosa come il petrolio.

Il titolo di questo articolo anticipa l’uso che potremmo fare del petrolio che sarà descritto nella seconda parte. Le ragioni per le quali il sottoscritto si preoccupa anche di trovare una collocazione ai prodotti petroliferi, sconfitti virtualmente nella sfida energetica con l’energia interattiva tra acqua e aria, è molto semplice: Tutte le risorse del pianeta devono essere usate per lo scopo in cui hanno il massimo rendimento, soprattutto, nel campo dove non esistono alternative altrettanto valide. 

Gli enti di ricerca pubblici mondiali, dall’alto della loro scienza, non hanno mai commentato le soluzioni ambientali ed energetiche del sottoscritto. E’ più comprensibile la difesa delle multinazionali, che pure hanno mantenuto il silenzio, ma qualcuna mi ha scritto che loro si limitano a rispettare le normative. Come fanno le normative a essere corrette se gli impianti depurativi ed energetici sono sbagliati? Le ragioni per le quali sono sbagliati sono scritte in migliaia di pagine di articoli e depositi di brevetti: perché incompleti nei cicli chimici e biologici, principali e collaterali che non si chiudono negli impianti industriali, ambientali ed energici.  Questi impianti il sottoscritto li conosce molto bene avendo lavorato, come semplice esecutore di ordini nell’industria e in appalti pubblici per circa un quarantennio.  Chi progetta sempre gli stessi impianti, senza attingere idee dall’esterno, può solo migliorare leggermente i rendimenti. Ma questo non è sufficiente.  Miglioramenti importanti possono avvenire soltanto attraverso una capillare organizzazione del lavoro, come è avvenuto con Taylorismo industriale. Per migliorare anche i sistemi depurativi ed energetici, doveva nascere anche il Taylorismo ambientale, di cui parlo in precedenti pubblicazioni, soprattutto in https://www.spawhe.eu/open-letter-of-denunciation-to-courts-of-international-justice/. Se questo fosse avvenuto, i cicli di lavoro di tutte le attività umane sarebbero stati più completi e ci sarebbe stato più lavoro per tutti.  Infatti, nella società attuale, il Taylorismo industriale, aumentando l’efficienza delle macchine e dei robot, riduce i posti di lavoro e facilita lo spostamento dei capitali, secondo gli interessi degli imprenditori. Mentre il Taylorismo ambientale, che non è mai nato, riguarda l’organizzazione del lavoro globale, legata al territorio. Per cui, non può essere soggetto a speculazioni di borsa né agli interessi degli imprenditori, soprattutto, se le fonti energetiche sono acqua e aria. Per cui il Taylorismo ambientale favorisce lo sviluppo delle piccole e medie imprese locali, mentre quello industriale favorisce le multinazionali con le grandi produzioni di serie.  Noi abbiamo bisogno di entrambi i taylorismi, che non sono in concorrenza tra di loro.   

Ma oggi, non esistendo il taylorismo ambientale, abbiamo impianti locali obsoleti e impianti industriali sviluppati, ma non adeguati all’ambiente. Basterebbe analizzare tecnicamente i singoli impianti, industriali, ambientali, agricoli, urbani, per dimostrare, dove e come hanno sbagliato i progettisti, gli scienziati e i legislatori del presente e del passato. Se continuano a non comprendere, o a fingere di non comprendere, sul sito web https://www.spawhe.eu sono indicati molti esempi di come si progettano impianti interattivi che potrebbero proteggere l’ambiente.  Questi sono molto diversi da quelli attuali, che invece lo distruggono.  A che serve la violenza dei dimostranti esterni ai palazzi in cui avvengono i vertici mondiali? Se le opposizioni dimostrassero che chi ha governato ha lavorato male e che addirittura dovrebbe risarcire i danni, non sarebbe un’opposizione più efficiente? I molti scienziati che fanno consulenze ambientali parziali dovrebbero spiegare ai legislatori che gli impianti ambientali devono riguardare l’intero territorio comprendendo anche le emissioni in atmosfera e l’alcalinità delle acque depurate. Dovrebbero spiegare che soltanto le energie interattive possono migliorare senza costi aggiuntivi, anche l’acqua e l’aria che non passano attraverso i depuratori. Se continuano a tacere i legislatori non potranno mai scoprirlo da soli. Nessuno può credere a un pensionato se la scienza universale tace.

Io direi ai giovani che non trovano lavoro, di non protestare ma di tappezzare le città dove si svolgono i vertici mondiali di progetti alternativi che chiedono da anni un confronto leale alla luce del sole. Dove sono i progetti delle opposizioni politiche? L’ignoranza di chi governa non si può combattere con l’ignoranza di chi si oppone. E’ necessario confrontarsi, soprattutto, sui progetti pubblici nella fase di preparazione prima di spendere soldi pubblici, poi passare a realizzare impianti pilota e poi gli impianti definitivi, ai quali si dovranno adeguare anche gli impianti, le macchine e le apparecchiature delle aziende private. Questo è il modo per creare sviluppo e lavoro duraturo. Oggi, invece, l’assenza di progetti globali tra loro collegati sul territorio, ha impedito la nascita razionale di piccole e medie aziende attive sul territorio che installano e gestiscono in modo efficiente e capillare gli impianti energetici, depurativi e protettivi dell’ambiente. Oggi abbiamo creato una società incapace di produrre lavoro, dove i più deboli e con meno dignità chiedono l’elemosina per strada e quelli che hanno maggiore dignità si buttano in attività poco redditizie, pur di sopravvivere. I più fortunati sono quelli assunti dagli enti pubblici e le multinazionali, che non consentono uno sviluppo alternativo per conservare i propri monopoli.   

Lo sviluppo alternativo sviluppato dal sottoscritto sul sito web http:spawhe.eu, con zero contributi pubblici e privati, non si basa su tecnologie futuriste ma su quelle del passato e del presente, applicate correttamente, come si poteva fare fin dall’inizio del mille e novecento. I ragionamenti fatti, con molto ritardo, dimostrano che anche il ciclo inorganico del CO2 si può chiudere in ogni luogo. Mente sugli impianti energetici mobili è possibile produrre energia con la stessa potenza attuale e gli stessi ingombri, senza aprire nemmeno il ciclo del CO2.

Può sembrare strano, ma, le energie interattive sono più figlie delle dell’energia fossile che di quelle rinnovabili. Infatti, intravedevo in tale energia un lato positivo che nessuno ha mai evidenziato: L’interattività con i sistemi depurativi contro l’acidificazione delle acque dolci e marine che avremmo potuto ottenere allungando i cicli termici oltre le ciminiere: catturando i fumi, portandoli nel sottosuolo e facendoli risalire nell’atmosfera attraverso serre calcaree con piogge artificiali, che avrebbero prodotto automaticamente acque alcaline consumando il CO2 contenuto nei fumi attraverso la nota reazione: CaCO3 + CO2 + H2O → Ca(HCO3)2. Ho impiegato molto tempo a studiare queste soluzioni perché le energie interattive non si improvvisano come le altre energie. Hanno bisogno di un attento studio dell’organizzazione del lavoro del posto in cui si inseriscono (Taylorismo ambientale). Infatti, nell’ambiente urbano avvengono anche altri cicli, soprattutto, organici che producono nelle fogne idrogeno solforato e azoto ammoniacale, quindi era necessario mettere insieme razionalmente acqua e aria per realizzare impianti unici. Invece, nelle grandi centrali termiche che producono migliaia di MW/h, il Taylorismo ambientale avrebbe imposto, prima di realizzare la centrale di trovare le acque sufficienti a completare la reazione di chiusura razionale del ciclo del carbonio sopra menzionato. Con le dimensioni delle attuali centrali sarebbe stata un’impresa impossibile, anche abbinando le centrali termiche ai depuratori delle acque e alle acque di raffreddamento delle stesse centrali termiche.  Ma i progettisti delle centrali termiche, non conoscendo il Taylorismo ambientale, non ci hanno nemmeno provato. Le costruiscono ancora allo stesso modo, trascurando l’unico aspetto ambientale che avrebbe potuto salvare l’energia fossile.

Comunque, mentre perdevo il mio tempo a studiare e a brevettare queste inutili soluzioni ambientali, molte aziende hanno approfondito la ricerca sull’energia solare e quella eolica migliorando notevolmente i rendimenti. Tutti, pubblici e privati, hanno gridato al miracolo energetico. Nessuno si è accorto che queste rinnovabili non possono risolvere insormontabili vizi di origine che sono i notevoli ingombri, il grande fabbisogno di materiali e i relativi oneri di smaltimento, gli alti impatti ambientali, la discontinuità di produzione, e la necessità di accumulare da qualche parte l’energia prodotta con altri impianti che abbassano i rendimenti guadagnati con la ricerca e richiedono altri spazi e materiali da smaltire. Alcuni di questi materiali già scarseggiano, come il litio. La domanda che mi ponevo undici anni fa, quando decisi di trasformarmi in un inventore ambientale era la seguente: “Quale è il compito degli scienziati pubblici e dei legislatori, che non hanno mai pensato di eliminare i vizi di origine dell’energia fossile, di razionalizzare i sistemi fognari e depurativi, la gestione delle acque in generale, dopo un secolo e mezzo di sviluppo industriale sbagliato?”. Infatti, anche l’attuale modo di produrre energia idroelettrica produce più danni che benefici, nonostante gli altissimi investimenti fatti per realizzare dighe e bacini. Gli attuali sistemi per produrre energia con il salto idraulico, che è un concetto, comprensibile anche senza il contributo della scienza, hanno agevolato le alluvioni e accelerato la velocità dell’acqua verso il mare invece di rallentarla nelle valli dove serve per gestirla ai fini agricoli prevenendo le siccità e consentendo lo scambio con i minerali che ne aumentano l’alcalinità.

Purtroppo, la scienza pubblica e quella privata, non essendosi impegnate seriamente nella pulizia dell’energia fossile, come ha fatto il sottoscritto, non si sono accorte che la spesa più grande da affrontare per tale pulizia sarebbe stata quella energetica per i sollevamento dell’acqua che avrebbe dovuto reagire con il CO2 e il carbonato di calcio. Quindi non hanno approfondito gli studi per ridurre i costi dei sollevamenti idraulici, che, gradualmente, hanno portato il sottoscritto a due invenzioni, che messe insieme, non solo evitano l’apertura dei cicli termici, ma consentono di produrre energia potente come quella termica, con costi centinaia di volte inferiori, sia in infrastrutture, sia gestionali, sia perché non sono necessari i combustibili.  

Queste due invenzioni sono “La pompa con la doppia alimentazione separata e i circuiti idraulici di riciclo dell’acqua pressurizzati con l’aria compressa” che includono nello stesso circuito sia tali pompe, sia pompe usate come turbine, che pur avendo rendimenti inferiori rispetto alle turbine, richiedono minori ingombri e consentono installazioni anche sui mezzi di trasporto. In questi nuovi impianti energetici interattivi tra acqua e aria, possiamo concentrare facilmente 40 bar di pressione sulle giranti in serie di una pompa usata come turbina. Infatti, se realizziamo un piccolo impianto idroelettrico pressurizzato per sostituire il motore termico di un automobile con una pressione di 40 bar o 400 metri di colonna d’acqua, una portata di 7,5 L/s, e un rendimento della turbina 0,6, avremo una produzione di energia di circa 17,6 Kw (0,6 * 1000 *0.0075 * 400 / 102) con un consumo energetico di circa (0,35 Kw) per la circolazione dell’acqua, che deve vincere soltanto le perdite di carico del circuito idraulico sempre pieno. Pertanto il rapporto tra l’energia spesa e consumata circa 50,28 (17,6 / 0,35). Se consideriamo che il rendimento medio del motore termico montato sull’automobile è circa il 35% del potere calorifero inferiore del combustibile, possiamo ricavare il rapporto di convenienza tra un motore idroelettrico compresso e un motore termico, che uguale a 143,6 (50,28 / 0,35). Questo rapporto di convenienza esclude il costo dei combustibili, la maggiore complessità degli impianti termici, gli oneri per la filtrazioni dei fumi, etc. Quindi, il rapporto di convenienza effettivo tra energia fossile ed energia idroelettrica pressurizzata si può addirittura raddoppiare. Questo tipo di impianto si può realizzare su tutti i mezzi di trasposto mondiali, perfino sulle astronavi, avendo un’autonomia infinita, condizionata solo dall’usura dei materiali. Ma si può realizzare in versione fissa in ogni abitazione e ufficio. Non consumando l’acqua, non avendo bisogno del sole o del vento. Possiamo rendere vivibili i deserti e i poli, sollevare, depurare, dissalare grandi quantità di acqua, alimentare le industrie, lavorare la terra i mezzi di trasporto, consumando solo l’usura delle macchine.

Per ironia della sorte, sono stati principalmente, gli studi per pulire l’energia fossile a portarmi a queste invenzioni. Infatti, l’energia fossile ha prodotto il riscaldamento globale a causa del fatto che è mancata l’organizzazione del lavoro che avrebbe apportato l’applicazione del Taylorismo ambientale, che avrebbe costretto i progettisti fare ragionamenti incrociati tra chimica fisica, sistemi energetici e depurativi dell’acqua e dell’aria al fine di risparmiare risorse e aumentare la produttività, come avviene nell’industria con il Taylorismo industriale, fin dai primi anni del mille e novecento.  Solo attraverso ragionamenti e cicli incrociati possono avvenire invenzioni ambientali ed energetiche efficienti, che si differenziano per gli altri rendimenti dai sistemi attuali, mono disciplinari. Infatti, i sistemi energetici mono disciplinari non potendo sfruttare condizioni vantaggiose prodotte da altri sistemi, sono costretti a restare nei limiti imposti dai principi della conservazione dell’energia dei sistemi chiusi, meccanici, idraulici termodinamici, che ovviamente, non possono superare il rendimento del 100% della fonte energetica fossile, chimica o biologica e ancora di meno per fonti termiche ed eoliche naturali.

Infatti, oggi, l’unica energia che potrebbe avere un rendimento elevato è l’energia idroelettrica che sfrutta gratis l’energia di posizione dell’acqua   che si trova in alto per un dono della natura. Questo grande vantaggio non si nota molto perché per sfruttare l’energia idroelettrica i costi sono elevati dalle opere civili necessarie al contenimento delle acque. L’invenzione della pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, rende inutili gli attuali impianti idroelettrici, perché senza infrastrutture, consente anche il riciclo dell’acqua che ha prodotto l’energia, mentre il salto idraulico è sostituito da un piccolo cuscino di aria compressa, che rilasciando ossigeno nell’acqua proporzionalmente alla pressione, produce anche notevoli effetti depurativi. Inoltre, le acque possono essere gestite meglio prevenendo alluvioni, siccità, acque alte marine, senza mai interrompere la produzione energetica. Si pensi, per esempio, alla città di Venezia o Amsterdam alimentate da energia idroelettrica compressa sommersa, prodotta negli stessi canali, dove le acque per mezzo della produzione di energia sarebbero anche ossigenate e con gli stessi impianti energetici, in caso di alta marea, tenute basse, sollevandole oltre le paratoie.

E’ ovvio che le attuali energie, comprese le rinnovabili, non possono essere competitive né sul piano energetico, perché non partono da una posizione di vantaggio (che consente la pressione del cuscino di aria), né possono esserlo sul piano ambientale, perché non possono dissolvere gratuitamente ossigeno nell’acqua. Se l’energia idroelettrica compressa costa pochissimo, non è logico produrla anche quando non serve, solo per alimentare impianti di ossigenazione dell’acqua marina lacustre fluviale supplementari? Tutte le acque mondiali sono state rovinate da un secolo e mezzo di impianti energetici e depurativi sbagliati. I politici che governano l’ambiente queste cose non le comprendono, ma gli scienziati, i tecnici, gli economisti, i legislatori, che insistono a progettare e a sostenere le attuali rinnovabili, quando imparano a fare ragionamenti ambientali completi?    

Se, come scritto sopra, il rapporto di convenienza tra l’energia termica fossile e quella idroelettrica compressa è 1/143,6, quale può essere il rapporto di convenienza tra l’energia solare o eolica e quella idroelettrica compressa, se le nuove energie sono ancore lontane dal raggiungere i costi dell’energia fossile? Qualcuno provi a installare i pannelli solari sui mezzi di trasporto o al polo nord. Basti pensare che nelle migliori condizioni di sole occorrono 10 metri quadrati per produrre un Kw con pannelli solari e che l’energia eolica, per concentrare la forza di 0,83 bar sulle pale di un elica avrebbero bisogno di un vento che soffia a 80 chilometri orari. Non occorrono scienziati e grandi economisti per fare questi confronti. Chiunque potrebbe smentire i miei semplicissimi calcoli e ragionamenti. Ma sembra che nessuno abbia voglia di farlo. Per la scienza è più facile continuare ad approfondire i problemi, piuttosto che confrontarsi sulle soluzioni.

Mi dispiace per i costruttori che hanno fatto investimenti sbagliati, ma non possono pretendere che un inventore rinunci a denunciare i fatti, vedendo le proprie invenzioni cestinate senza nessuna spiegazione. Cosa pensano i costruttori di pompe, che hanno affinato le tecniche di lavorazione e migliorato i rendimenti, ma non osano parlare del funzionamento delle pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante, che avrebbero cambiato il mondo aggirando la forza di gravità negli impianti aperti e le pressioni dell’aria compressa nelle autoclavi? Cosa aspettano? Che siano i legislatori a imporre il modo di costruire le pompe per risparmiare energia? La stessa cosa si può dire anche dei costruttori di centrali termiche e i motori termici. Questi ultimi montati universamente su tutti i mezzi di trasporto e lavoro, arrivano certamente a un miliardo. Nonostante l’immensità delle emissioni di CO2, i legislatori mondiali, che contrariamente a quanto si possa pensare, non hanno nulla a che vedere con la giustizia, ma soltanto con la politica e la burocrazia mondiale, non impongono le sperimentazioni degli inventori privati agli enti di ricerca pubblici, Anche loro le ignorano. Addirittura, hanno legato la proprietà intellettuale a quella industriale, costringendo gli inventori a pagare tasse di deposito e mantenimento, anche se nessuno prende in considerazione le invenzioni? La Giustizia Internazionale non può consentire queste ingiustizie legislative e questi reati di omissione scientifici e tecnici.  Dal punto di vista della giustizia, sarebbe come pretendere dagli scrittori il pagamento delle tasse su libri scritti, senza trovare gli editori che stampano e vendano i manoscritti. Se veramente si vuole incentivare il progresso sociale ed economico, le invenzioni di pubblica utilità devono essere svincolate dall’assurdo legame con la proprietà industriale. L’inventore, deve semplicemente inventare soluzioni sconosciute allo stato dell’arte e, a sua scelta venderle al miglior offerente o metterle a disposizione di tutti. Se le mette a disposizione di tutti deve ricevere un piccolo compenso per la sola proprietà intellettuale, per ogni elemento prodotto e realizzato. Le aziende che sfruttano la stessa invenzione se sono brave nella propria organizzazione del lavoro conquistano una quota del mercato superiore, se non lo sono, conquistano una quota inferiore. La differenza la dovrebbe fare il mercato, come la fa adesso in tutte le attività umane. Se i legislatori non fanno ragionamenti così semplici e logici, vuol dire che non vogliono governare con giustizia.  

 Non è più giusta questa soluzione per la comunità mondiale che quella di consentire lo sfruttamento di un brevetto a una singola azienda?  Ovviamente, se l’invenzione nasce interamente all’interno di una azienda privata, è giusto che tale azienda la sfrutti in esclusiva per il tempo consentito dalle leggi e che pagi anche le tasse per il mantenimento della proprietà industriale del brevetto.  Probabilmente, i legislatori mondiali non si rendono conto che con la legislazione sui brevetti attuale, favoriscono le invenzioni commerciali e scoraggiano le invenzioni di pubblica utilità sociale. Oppure è proprio questo il loro obiettivo? Infatti, è evidente che i legislatori non hanno mai pensato che possano esistere inventori svincolati dalle aziende e dalle singole scienze e non hanno mai pensato che possano esistere invenzioni multidisciplinari che coinvolgano varie scienze a varie tecnologie, come quelle del sottoscritto, che avrebbero pulito l’energia fossile attraverso impianti poco commerciali ma collegati tra loro sul territorio (ciminiere modificate, serre calcaree, stagni biologici sovrapposti, digestori lineari). Infatti, se oggi esiste il risaldamento globale, è proprio dovuto al fatto che gli scienziati pubblici non hanno prodotto invenzioni complete e razionalmente collegate tra loro, e i legislatori non le hanno legiferate. Questo ha comportato che nemmeno le industrie private sono state guidate verso la produzione dei componenti che servono alla protezione globale dell’ambiente, come per esempio, le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante. Chi ha prodotto invenzioni di pubblica utilità autonomamente, sperando nel sostegno degli enti di ricerca e nei legislatori, è restato deluso dagli uni e gli altri che non sono intervenuti. E’ ovvio che se il legislatore non interviene a imporre le soluzioni di pubblica utilità, come ha fatto nei casi delle marmitte catalitiche, airbag, abs, cinture di sicurezza sulle auto, i costruttori di pompe e di motori continueranno all’infinito a non produrre le pompe con la doppia alimentazione separata, e i motori idroelettrici pressurizzati, perché non hanno nessun interesse a cambiare la loro secolare produzione, e quindi, a fare investimenti che il mercato ancora non richiede.

Di fronte a invenzioni così importanti per la comunità mondiale, l’inventore dovrebbe avere la potenza economica di Bill Gates per sconfiggere i silenzi della ricerca pubblica, quelli dei legislatori e dei costruttori privati. Anche la stampa scientifica isola gli inventori privati, andando in soccorso delle invenzioni delle potenti multinazionali e degli enti di ricerca.

 Sarebbe logico che l’inventore che non ha soldi, avesse almeno la possibilità di depositare i brevetti e aspettare che i tempi maturino senza che i diritti di autore decadano. Invece, il legislatore gli impone il pagamento delle tasse di deposito e di mantenimento come se fosse un’azienda che produce e guadagna dalle invenzioni che tutti fingono di non comprendere. Queste chiarissime incongruenze non danneggiano soltanto gli inventori privati ma l’intero sviluppo mondiale, perché se grandi enti di ricerca pubblici e grandi multinazionali non sono state in grado di produrre queste invenzioni, c’è un grave problema di organizzazione del lavoro mondiale. Le attuali specializzazioni delle aziende private e degli enti di ricerca, non consentono la formazione di tecnici che riescano ad affrontare i problemi ambientali ed energetici globalmente, conservando la capacità di entrare nei dettagli di tecnologie diverse tra loro.  Il sottoscritto, lo ha dimostrato, non per presunzione, ma soltanto perché amando il proprio lavoro, ha cercato e avuto esperienze trasversali, prima nell’industria automobilistica, e successivamente nell’ambiente, nei sollevamenti idraulici pubblici, impiantistica civile in generale. Da molto tempo ha compreso che gli enti pubblici mondiali, non avrebbero mai trovato le soluzioni contro il riscaldamento globale, perché non sono stati addestrati a progettare impiantisti globali.  Questo è stato dimostrato da ben 22 COP organizzati dalle Nazioni Unite, perché i problemi non sono soltanto scientifici e tecnologici, ma soprattutto, di metodo di lavoro. Questo metodo di lavoro io lo avevo appreso vedendo nascere da zero una fabbrica automobilistica (Alfa Romeo dal 1970 al 1987), occupandomi del LAYOUT dei reparti di lavorazione e montaggio, seguendo i cicli di lavorazione e contemporaneamente gli impianti di trasporto, di alimentazione e scarico delle macchine.  Quando nel 1988, per mia libera scelta, decisi di occuparmi di ambiente, compresi subito che gli impianti ambientali ed energetici erano tutti sbagliati ed antieconomici dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, ma essendo un semplice impiegato tecnico, era inutile parlarne. Nessuno mi avrebbe creduto. Ma conoscendo anche gli impianti ambientali, mi resi conto, che avrei potuto contribuire anche a migliorare quelli industriali. Infatti, l’organizzazione industriale, cura soltanto l’efficienza della produzione. L’industria non ha cercato una soluzione alternativa al motore termico.  Le auto a batteria e ibride non sono una soluzione. Compresi che il metodo di seguire i cicli di lavoro passo dopo passo e di farli incrociare al posto giusto e al momento giusto era esatto, ma che bisogna applicarlo sempre, non soltanto per diminuire i tempi di lavorazione e montaggio, ma anche per individuare i cicli incompleti dal punto di vista ambientale.

L’approfondimento delle soluzioni globali energetiche e protettive dell’ambiente si può fare  individuando i cicli termici incompleti, che comportano due scelte:

1) Il completamento dei cicli negli impianti fissi per mezzo della cattura dei fumi, delle serre calcaree e le piogge artificiali, come sopra descritto: https://www.spawhe.eu/patent-drawings-synergic-plants/, https://www.spawhe.eu/synergic-plants-files/, https://www.spawhe.eu/synergic-plants-italian-files/.

2) Produrre energia a freddo senza aprire i cicli termici, che è la soluzione che può risolvere anche i problemi dell’industria automobilistica e di tutti i mezzi di trasporto in generale per mezzo dei circuiti idraulici pressurizzati con aria compressa:  https://www.spawhe.eu/pressurized-domestic-hydraulic-energy-system/, https://www.spawhe.eu/the-pressurized-submerged-hydroelectric/, https://www.spawhe.eu/hydroelectric-power-auto-with-torque-peripheral-to-the-wheels/https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/,

Purtroppo, i problemi mondiali, non sono soltanto ambientali ed energetici. C‘è anche l’imminente crescita della popolazione mondiale e il già gravissimo problema di trovare una patria ai migranti che scappano dalle guerre e dalla povertà. Le attuali invenzioni scientifiche e tecnologiche, invece di incrementare la produttività alimentare sostenibile, stanno incrementato la desertificazione e i cambiamenti climatici, che riducono ancora di più le zone coltivabili e i rischi di non poter portare a termine i raccolti. Anche in questo caso nel mondo si sta sviluppando un Taylorismo industriale che prevede l’incremento della produzione alimentare per mezzo degli OGM, concimi chimici, antiparassitari, mangimi ricavati da rifiuti organici. Non esiste il taylorismo ambientale, che dovrebbe azzerare i costi energetici di mezzi agricoli, quelli depurativi e di irrigazione, per mezzo dell’energia interattiva, ricavata da acqua e aria, che aggirerebbe la forza gravitazionale e porterebbe a ossigeno nell’acqua dei pozzi e dei bacini irrigui https://www.spawhe.eu/the-pressurized-submerged-hydroelectric/.   

Il modello di sviluppo sostenibile elaborato dal sottoscritto si chiama SPAWHE, significa “Synergy Plants, Artificial Welling, Hydroelectric Energy”. In questo sistema, tutti gli impianti, pur utilizzando, più o meno, le tecnologie esistenti, sono stati riprogettati diversamente da quelli attuali, sostituendo i cicli ambientali a quelli industriali e organizzando il territorio diversamente.

Il settore meno noto di SPAWHE è quello centrale “Artificial Welling” che non è mai stato sviluppato dall’uomo (come gli altri settori). A questo settore, sono affidati principalmente l’incremento della produzione alimentare sostenibile e quello di dare una casa e un lavoro ai migranti e alla popolazione che cresce: https://www.spawhe.eu/patent-drawings-artificial-welling/, https://www.spawhe.eu/artificial-welling-italian-files/. Questo settore è nato, osservando che il 71% della superficie terrestre è coperto dall’acqua e che solo il cinque per cento di tale superficie produce pesce.  Avendo appreso che sono pescose solo la zone in cui avviene il welling naturale (correnti di risalita verso le acque di superficie dei sedimenti che giacciono nei fondali), e che queste avvengono soprattutto lungo le zone costiere, il sottoscritto ha studiato un sistema per creare anche in altre zone degli oceani un welling artificiale. Per evitare i pericoli dei terremoti e degli tsunami, ha pensato di proporre isole galleggianti sulle piane oceaniche lontane dai continenti dove il mare è completamente piatto e anche i terremoti non si avvertono in superficie. In queste zone le profondità superano ampiamente i 4.000 metri. La scelta fatta dal sottoscritto è stata quella di creare delle strutture galleggianti sospese dall’alto, che scaricano tutti i carichi sulla piattaforma superiore sostenuta da tubi di polietilene rinforzato, riempiti internamente di polistirolo per renderli praticamente inaffondabili. Nelle profondità abissali scenderebbero dei tubi in acciaio in cui circolerebbe l’acqua di superficie, che scendendo verso il basso, per mezzo di strozzature venturi aspirerebbero  una percentuale di acqua profonda ricca di calcio e carbonio (solubilizzate dalle alte pressioni)  che, risalite in superficie, andrebbero a incrementare la percentuale di sostanze nutrienti e calcio, e quindi,  a creare le condizioni che si verificano nelle zone dove avviene il welling naturale (produzione di fitoplancton e zooplancton), Come si può vedere da   https://www.spawhe.eu/artificial-welling floating system – hydroelectric – desalter/, sopra a queste piattaforme sarebbero montati gli impianti di dissalazione capaci di produrre anche energia idroelettrica. Intorno a questi nuclei centrali perfettamente autonomi del punto di vista energetico e di produzione di acqua dolce, potrebbero essere realizzate autentiche città galleggianti in materiali leggeri come il legno e terreni riportati su tegoli di polietilene drenanti che consentono l’irrigazione e il recupero dell’acqua dolce con le tecniche di costruzione dei giardini pensili. Pertanto negli oceani potemmo avere anche prati e alberi a basso fusto. Quindi, chi teme che l’introduzione delle energie interattive determini la fine del petrolio si sbaglia, perché il petrolio non usato come combustibile sarebbe una risorsa ancor più preziosa e non farebbe danni all’ambiente.

Queste colonie galleggianti potrebbero essere attribuite con precisi accordi ai paesi dei cinque continenti, con strade di collegamento, abitazioni energeticamente autonome con l’energia prodotta con acqua e aria per illuminazione interna ed esterna, riscaldamento e condizionamento. Anche i barconi per la pesca userebbero la sessa energia. Dati gli immensi spazi a disposizione, queste colonie sarebbero in grado di accogliere tutte le popolazioni della terra che fuggono dalle guerre e dalla povertà, perché non c’è posto più sicuro da terremoti tsunami e nubifragi di quelli ubicati sopra le piane oceaniche e non c’è ricchezza più grande di quella sepolta negli oceani. Infatti la produzione alimentare terrestre e la carne degli animali comportano la lavorazione della terra, la trasformazione dei prodotti, con costi molto alti, mentre la produzione di pesce, una volta sperimentato il welling artificiale, comporterebbe soltanto la pesca e il congelamento e la spedizione ai continenti per via aerea o marina con la solita energia fatta di acqua e aria che non costerebbe niente.

Se consideriamo che con l’energia idroelettrica compressa anche le navi e gli aerei possono viaggiare senza combustibili e con maggiore sicurezza rispetto ai mezzi di trasporto attuali, ci possiamo rendere conto che il mondo dal punto di vista dei collegamenti può diventare sempre più piccolo, in quanto anche i grandi aerei potrebbero atterrare e sollevarsi verticalmente, come gli elicotteri. Se l’energia che farebbe volare gli aerei non costerebbe niente, i canadairs potrebbero trasportare molta più acqua e posizionarsi esattamente sopra gli incendi. Spegnerli sarebbe molto più semplice e si semplificherebbero anche le operazioni di carico dell’acqua, non avendo bisogno di piste di atterraggio.

Con tutte queste soluzioni il mondo potrebbe ospitare anche il doppio dell’attuale popolazione mondiale. Ma la classe dirigente mondiale non ha spero un dollaro in questa direzione. E’ più probabile che finanzi la creazione di un virus che sterilizzi lo sperma umano, come ipotizzato nel romanzo di fantasia “Inferno” del famoso scrittore americano Dan Brown. 

Il mondo non ha bisogno di grandi scienziati, ma di persone che sappiano organizzare scientificamente il lavoro da fare, selezionare le energie che servono di più e quelle che servono di meno. Sul pianeta terra non si deve scartare nessuna energia. Ovviamente, servono di più le energie interattive che non costano niente e proteggono l’ambiente.  La società del futuro se sarà impostata sulle energie interattive, sarà più giusta di quella attuale. Ci sarà lavoro per tutti, soprattutto, per correggere gli impianti energetici sbagliati fissi e mobili e risanare l’ambiente semplicemente producendo energia, anche quando non serve, soprattutto se produrremo energia con impianti sommersi nei pozzi, nelle falde, nei bacini, nelle baie, nei porti, dove si solubilizza senza costi ossigeno nei fondali che con gli attuali sistemi non può arrivare. 

 Non conviene a nessuno chiudere le frontiere ai migranti. Sono soprattutto loro che devono lavorare, non dentro le fabbriche, dove il Taylorismo industriale, giustamente, sta automatizzando tutto, ma fuori dalle fabbriche, dove il Taylorismo ambientale, richiede una continua circolazione di acqua e aria ai fini energetici, depurativi e produttivi di risorse alimentari, senza trucchi e senza OGM.  Se allarghiamo i confini dei continenti con i derivati del petrolio non sprechiamo niente e possiamo ospitare i migranti e le future popolazioni in crescita, dando a tutti una casa e un lavoro dignitoso.

Non bisogna dimenticare che le attuali produzioni energetiche, sono considerate una necessità ma contribuiscono all’esaurimento delle risorse, e al degrado dell’ambiente, mentre le energie interattive non consumano nulla e proteggono l’ambiente. Come diceva Lavoisier: “Tutto si trasforma e nulla si distrugge”, il problema che non è stato compreso da scienziati e legislatori è il fatto che le trasformazioni della materia devono essere momentanee e tutto deve essere riportato nelle condizioni iniziali nell’ambito degli impianti progettati dall’uomo. Le pubblicazioni e i brevetti pubblicati dal sottoscritto hanno dimostrato che anche negli impianti termici è possibile ritornare allo stato iniziale, ma con alti costi e alti volumi di acqua e aria, a causa della bassa solubilità dei gas nell’acqua. Ma non ci sono alternative. Le leggi della fisica e della chimica vanno rispettate anche negli impianti termici. Non possono essere considerati veri scienziati quelli che hanno progettato gli attuali impianti termici e motori termici. La scienza non può ragionare come la politica, dove il “fine giustifica i mezzi”. La riduzione degli ingombri degli impianti non può essere un motivo sufficiente ad alterare gli equilibri naturali del pianeta nel quale noi siamo soltanto di passaggio. Oltre tutto, le pubblicazioni e i brevetti successivi hanno dimostrato che possiamo produrre energia elettrica anche senza l’uso dell’energia termica, semplicemente aumentando la pressione dell’aria sull’acqua. Ovviamente l’aumento della pressione riduce gli ingombri e di conseguenza, con un poco di buona volontà si possono eliminare anche i motori termici. Come possiamo continuare ad avere fiducia di scienziati e legislatori che tacciono su queste invenzioni, semplici e logiche? Come fanno i costruttori di pompe a non comprendere che se funzionano le pompe multistadio, funzionano anche le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante? Non si accorgono che sfruttano lo stesso principio idraulico? Ma le pompe che hanno la doppia alimentazione separata fino alla girante sostituiscono le pompe multistadio che assorbono energie centinaia di volte superiori, ovviamente in impianti progettati diversamente, come indicato dal sottoscritto. Come fa la classe dirigente mondiale a non comprendere che se risparmiamo energia nel recupero e nel sollevamento o pressurizzazione dell’acqua, possiamo usare la stessa acqua per produrre energia all’infinito, con piccoli ingombri, in ogni luogo della terra e dello spazio? Come possiamo fidarci di statisti che non ordinano di spendere qualche migliaio di euro per accertate queste semplicissime verità scientifiche e tecniche sulle energie interattive, che potrebbero rendere inutili molti vertici mondiali? Questi vertici dimostrano soltanto l’incompetenza di chi governa. Hanno ragione i giovani a protestare, ma devono farlo senza violenza, soprattutto, imparando a progettare e a pretendere il confronto sui progetti. Fino a quando i progetti sono sulla carta non richiedono investimenti pubblici e privati ma soltanto studio e impegno. Piuttosto, devono pretendere anche una formazione professionale diversa da quella attuale, perché nemmeno le università mondiali, hanno mai pensato che potessero esistere energie interattive che proteggono l’ambiente, benché, insegnano da secoli i principi fisici, chimici e biologici, sui quali si basano. Anche i silenzi di chi insegna sono colpevoli.  E ‘necessario chiarire una volta per tutte e insegnarlo nelle scuole che i limiti imposti dai principi della conservazione dell’energia valgono soltanto per i circuiti idraulici e pneumatici chiusi. Possono esistere tre casi:

1) In quelli aperti, anche se isolati, possiamo produrre energia all’infinito intubando dalla superficie l’acqua e ponendo nel fondale in serie una pompa che pompa verso il basso e una turbina idraulica. L’energia che produrremo sarà dovuta soltanto all’energia cinetica che si sviluppa all’interno del tubo di discesa. In ogni caso questa energia è sempre molto superiore all’energia necessaria a far girare la pompa e alla perdita di carico che avremo all’uscita della turbina che non è altro che uno sbocco sommerso, dove la perdita di carico dipende dalla velocità di uscita (V2/2g). La pressione idrostatica esterna al tubo di discesa non può opporsi all’energia cinetica (o pressione dinamica) Inoltre, l’acqua che esce nel fondale, essendo di pari densità rispetto a quella superficiale, non deve risalire verso l’alto consumando altra energia. Questo sistema, che il sottoscritto ha chiamato “idroelettrico sommerso” oltre a produrre energia porterebbe l’ossigeno delle acque superficiali nei fondali inquinati, non è mai stato insegnato in nessuna scuola del mondo, come possiamo pretendere che sia realizzato negli impianti reali?

2) Negli impianti di sollevamento aperti tra due bacini posti ad altezze geodetiche diverse, invece di sollevare le acque dal bacino inferiore a quello superiore, consumando energia per poi distribuirle alle utenze, possiamo modificare gli impianti nel modo seguente:

Collegare i due serbatoi sul lato aspirante di una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante e la mandata della pompa a una turbina idraulica, dopo la quale l’acqua ritorna al serbatoio posto più in alto. Con questo sistema noi produciamo energia riciclando l’acqua del bacino superiore attraverso una sola bocca aspirante, senza consumare l’acqua, come “nell’idroelettrico sommerso” precedente. Quando è necessario sollevare l’acqua dal bacino inferiore a quello superiore, non diventiamo consumatori di energia come attualmente, ma riduciamo la quantità di energia prodotta, aprendo l’alimentazione proveniente dal bacino inferiore che alimenta la stessa girante della pompa, la quale essendo alimentata separatamente anche dal bacino superiore, consente l’inserimento dell’acqua del bacino inferiore nel circuito di riciclo del bacino superiore.  Pertanto non consumiamo energia per il sollevamento dell’acqua, essendo il circuito del bacino superiore sempre pieno.

3) Se invece di utilizzare circuiti aperti, utilizziamo circuiti pressurizzati con aria compressa, come nelle attuali autoclavi, questi devono essere usati nel modo seguente:

L’acqua e l’aria compressa all’interno dell’autoclave devono conservare sempre lo stesso volume, in modo che il cuscino di aria compressa espelli l’acqua incomprimibile, che introduciamo in eccesso nel serbatoio autoclave per mezzo della pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante. Se colleghiamo l’uscita dell’acqua a una turbina idraulica, possiamo produrre energia all’infinito consumando soltanto l’energia necessaria a al riciclo dall’acqua nell’ambito dello stesso volume di acqua come nel caso precedente, senza vincere la pressione del cuscino di aria perché non varia il volume di acqua all’interno dell’autoclave. 

Ovviamente i circuiti pressurizzati con l’aria compressa  sono i più vantaggiosi ed efficienti perché li possiamo immaginare realizzati nei fondali inquinati, nei pozzi, dove oltre a produrre energia, per le leggi fisiche di Dalton ed Henry dissolvono una parte dell’aria compressa nell’acqua proporzionalmente alla pressione  dell’autoclave. Pertanto, l’acqua che esce dalla turbina porta una quantità di ossigeno molto superiore a quella degli impianti idroelettrici semplicemente sommersi dei bacini semplicemente aperti delle posizioni 1 e 2.  Inoltre, se vogliamo realizzare impianti energetici di piccolo ingombro da utilizzare negli appartamenti e sui sistemi di trasporto, non dobbiamo fare altro che scegliere la pressione di esercizio e affiancare al serbatoio pressurizzato un serbatoio aperto che raccoglie l’acqua all’uscita della turbina che, tramite la pompa con la doppia alimentazione separata, la inserisce immediatamente, di nuovo nel serbatoio pressurizzato. Ovviamente l’energia prodotta è proporzionale alla pressione del cuscino di aria, come se avessimo in un piccolo ingombro del cofano di un auto un salto idraulico di 400 – 500 metri.

Dobbiamo chiederci quali sono le ragioni per le quali queste soluzioni non sono entrate nelle scuole, nell’industria, nell’ambiente e nell’energia? Perché l’inventore è costretto a rivolgersi alle corti di giustizia internazionali con delle lettere aperte per essere preso in considerazione?  E’ costretto a farlo come ultima speranza perché tutte le altre categorie che avrebbero potuto rispondere non hanno risposto.    

La società attuale non premia la creatività industriale individuale, ma soltanto quella artistica, e letteraria che non incide sull’economia globale. Per i centri di potere pubblici e privati, i piccoli inventori devono occuparsi soltanto di piccole invenzioni commerciali. Questi centri di potere non hanno compreso che non sono necessarie grandi invenzioni, ma piccole invenzioni meccaniche, idrauliche e pneumatiche, collegate tra loro razionalmente per rispettare i principi fondamentali della fisica della chimica e della biologia. Non hanno compreso che gli scienziati e i ricercatori sono i meno adatti a progettare gli impianti energetici e di protezione dell’ambiente, che richiedono esperienze impiantistiche trasversali e dell’organizzazione del lavoro, che si possono acquisire soltanto per passione e con sacrifici personali, perché, sia le aziende pubbliche che quelle private, oggi premiano soltanto le alte specializzazioni in singoli settori. Il risultato di questa politica industriale ottusa, sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno vede le soluzioni perché gli specialisti vedono soltanto singoli aspetti dei problemi. Nemmeno le Nazioni Unite hanno mai messo insieme squadre di specialisti che lavorino insieme per anni per progettare e aggiornare trasversalmente gli impianti di pubblica utilità sociale che sono, appunto, gli impianti energetici e depurativi. Se le Nazioni Unite avessero messo insieme una grande squadra di tali specialisti, ordinando di progettare impianti completi che chiudono tutti i cicli che aprono e sicuri da pericoli di terremoti e tsumani, posso assicurare, che nessuno degli impianti attuali energetici e depurativi sarebbe mai stato realizzato. Infatti, se questi specialisti ragionassero con una sola testa e senza interessi di parte, considerando l’attuale stato dell’arte universale, avrebbero progettato gli stessi impianti che ha progettato il sottoscritto, che ottengono il massimo risultato ambientale ed energetico con la minima spesa di risorse. Invece, questi impianti sono gli unici che non esistono perché tutte le scienze e tutte le tecnologie tirano l’acqua al proprio mulino.     

La fisica termodinamica e nucleare è meglio non coinvolgerle perché aprono cicli inorganici o radioattivi che comportano alti costi, alti ingombri e che in alcuni casi non riusciamo a chiudere. I grandi enti pubblici e le grandi multinazionali hanno dimostrato di non saper collegare razionalmente gli impianti sui territori.  

 I centri di potere mondiali non hanno compreso che il mondo non può essere diviso secondo le sfere di competenza degli uomini dei ministeri e delle aziende. I migliori rendimenti la natura li ottiene attraverso processi interattivi fisici, chimici e biologici che nei nostri laboratori ancora non comprendiamo completamente.  Nessuno dovrebbe meravigliarsi del fatto che l’energia interattiva prodotta con acqua e aria compressa ha rendimenti centinaia di volte superiori alle attuali energie, soprattutto la scienza, che ha sempre cercato l’interattività, soprattutto, nei processi nucleari, purtroppo, trascurando l’interattività, che può avvenire anche nei   i processi più elementari.    

Per convincere gli scettici e dimostrare la validità di queste soluzioni che la scienza ha trascurato, avrei potuto fare almeno il prototipo della pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, che è fondamentale. Ma non ho potuto farlo perché sono stato costretto a pagare tasse su depositi di brevetti, che dovrebbero essere esonerati da tali pagamenti, non solo perché sono progetti di pubblica utilità, ma anche perché non ho mai preteso la proprietà industriale. Avrei gradito modesti diritti di autore come toccherebbero a uno scrittore.  Chi fa le leggi non distingue tra proprietà industriale e intellettuale. I legislatori invece di incoraggiare lo sviluppo delle idee da parte degli inventori riconoscendogli la proprietà intellettuale e incoraggiare gli imprenditori a investire nei progetti, riconoscendogli la proprietà industriale, scoraggiano gli inventori senza padroni affinché le invenzioni le producano soltanto i centri di potere che portano avanti soltanto i progetti di loro interesse. Non importa se tali progetti, come sta avvenendo, ampliano il buco nell’ozono, inquinano l’atmosfera e le acque e riscaldano il pianeta. A che serve ubicare gli uffici brevetti presso i ministeri dello sviluppo economico dei singoli paesi, se i brevetti non allineati al sistema di potere nessuno li prende in considerazione? Il sottoscritto pensava che il fenomeno fosse soltanto Italiano. Ma si sbagliava. E’ anche europeo e mondiale.

Tutto congiura contro uno sviluppo sostenibile: errori politici, tecnici scientifici e legislativi. Ma chi può dimostrarlo? Se milioni di persone competenti sono impegnate tutti i giorni per gestire i problemi. Non per risolverli. Io stesso, ho potuto studiare le soluzioni solo da pensionato ma senza poter spendere soldi per le sperimentazioni.   Come ho scritto sopra, io penso che sia tutta colpa dell’organizzazione del lavoro mondiale e in particolare dell’assenza del “Taylorismo ambientale”, che avrebbe costretto gli esperti a individuare dove sono gli errori. Oggi non si sa nemmeno chi dovrebbero essere gli esperti che individuano gli errori perché le esperienze sono molto frazionate. Nessuno ha una visione globale e contemporaneamente le conoscenze per modificare i dettagli. I problemi ambientali riguardano tutti ma non possono essere gestiti come i problemi politici economici, religiosi. Tutti hanno diritto all’autonomia politica, economica, religiosa. Nessuno ha diritto all’autonomia progettativa ambientale perché chi inquina l’atmosfera e le acque inquina l’intero pianeta. Occorre istituire nel mondo una sola autorità mondiale dell’ambiente, presso le Nazioni Unite. Mi riferisco soltanto alle progettazioni energetiche e depurative che incidono maggiormente sul riscaldamento globale. Non alle gestioni e alle depurazioni industriali, che resterebbero di competenza dei singoli paesi.

Il Taylorismo industriale ha dimostrato che per produrre beni di consumo di altissima qualità come le auto, computer, elettrodomestici, occorre una capillare organizzazione del lavoro nelle fabbriche e un aggiornamento quotidiano delle tecnologie, che praticamente, gradualmente, sta concentrando la produzione di tali beni su pochissime e grandissime aziende che si avvalgono di una progettazione centralizzata e nel limite del possibile, si copiano a vicenda. Chi resta indietro in tali aggiornamenti perde quote di mercato. Questo è stato possibile perché per ogni attività è stato creato un modello operativo, che è seguito scrupolosamente in tutte le fabbriche mondiali.  Oggi, se noi andiamo a visitare una fabbrica di automobili in Europa o in America o in Australia, ci sembra di visitare sempre la stessa fabbrica. Ma per ottenere questi modelli di efficienza sono stati necessari circa cento anni di perfezionamenti delle invenzioni e dell’organizzazione del lavoro. Il lavoro organizzativo nelle fabbriche è uno specie di puzzle tridimensionale e dinamico. Tutti i tasselli devono combaciare perfettamente al posto giusto e al momento giusto. A questo sistema organizzativo non possono sfuggire gli errori di nessun tipo, a parte i vizi di origine della macchina prodotta, che se sono ambientali, non possono essere individuati attraverso il Taylorismo industriale, ma in quello ambientale che nessuno ha mai realizzato, perché di competenza degli enti pubblici mondiali.  Infatti le aziende industriali si limitano a rispettare le normative emesse dal legislatore. Un altro problema che impedisce la nascita di un modello di sviluppo alternativo è senza dubbio, la vendita dei brevetti degli enti di ricerca pubblici alle aziende private. Infatti, non esistendo il Taylorismo ambientale che porterebbe alla scoperta di modelli di sviluppo alternativi, gli enti di ricerca vendono soluzioni in linea con i sistemi attuali. Questo non solo comporta conflitti di interesse che non dovrebbero esistere, ma come possono, gli stessi enti, sentirsi liberi di cambiare le soluzioni dopo averle vendute al maggiore offerente. Io non dico che gli enti di ricerca pubblici non si debbano finanziare con i brevetti, chiedo non basta riservarsi la proprietà intellettuale, e lasciare la libertà di investire a tutte le aziende mondiali capaci di farlo? Non avanzerebbe più rapidamente lo stato dell’arte della protezione dell’ambiente?    

Oggi il Taylorismo ambientale ha un ritardo di cento anni rispetto al Taylorismo industriale, per recuperare il tempo perduto è necessario che intervengano direttamente le Nazioni Unite, perché soltanto la massima autorità mondiale può essere ascoltata. Ma le Nazioni Unite devono avere la capacità di selezionare tra le molte soluzioni ambientali esistenti, quelle più efficienti e se non esistono, proporre nuove soluzioni nell’interesse di tutti. Praticamente, per il sottoscritto, le Nazioni Unite, di fronte al fallimento di ben 22 COP (Conference of the Parties) da loro organizzate, hanno il dovere di passare dalle parole ai fatti, dimostrando praticamente che il riscaldamento globale si può combattere, senza nemmeno rimetterci economicamente. Chi vuole difendere le attuali soluzioni ambientali ed energetiche fisse e mobili lo deve fare con il confronto delle soluzioni, sul piano ambientale, economico e di efficienza gestionale. La soluzione migliore entra di diritto nel modello di sviluppo generale, che tutti gli stati membri dovrebbero essere tenuti a seguire nel loro stesso interesse, avendo dimostrato pubblicamente che è la migliore soluzione. Tutto questo è già avvenuto nei sistemi industriali. Il sottoscritto, scrive queste cose perché ha provato a mettere insieme il puzzle della protezione globale dell’ambiente, ma non è stato possibile. Mancano troppe invenzioni strategiche, che sono appunto, quelle che ha inutilmente brevettate. Non è strano che nessuno le finanzia, nonostante costino pochissimo? Nessuno può nascondere le proprie responsabilità all’infinito, nemmeno Le Nazioni Unite, che attraverso la Banca Mondiale finanzia molte opere di risanamento ambientale nei paesi in via di sviluppo. Queste soluzioni ripetono i nostri stessi errori. Io come semplice tecnico installatore di impianti ho partecipato a realizzare anche qualcuno di questi progetti in Tunisia. Se non avessi acquisito queste esperienze non mi sarei permesso di proporre miglioramenti. Non credo di offendere nessuno dei progettisti degli inventori e scienziati che hanno progettato le soluzioni in uso, se propongo soluzioni più efficienti. Non mi offenderò se qualcuno migliorerà le mie soluzioni, ma mi offendo per i silenzi che raccolgono tali soluzioni.

Non sapremo mai come stanno le cose veramente se tutti continuano a fingere che le energie interattive e il welling artificiale non siano mai stati pubblicati.  La storia dello sviluppo sostenibile mondiale non è ancora iniziata. Potrà iniziare soltanto quando i consiglieri scientifici dei leader mondiali, comprenderanno che non esistono scienze buone e cattive e nemmeno risorse energetiche buone e cattive. La differenza la fa il modo di progettare gli impianti industriali, ambientali ed energetici, che in ogni caso, devono chiudere i cicli che aprono. Sul sito web https://www.spawhe.eu, credo di aver dimostrato che gli impianti più efficienti dal punto di vista energetico è ambientale sono quelli che non aprono cicli di cui si può fare a meno, che, purtroppo la scienza ha aperto e mai chiuso dall’avvento dell’epoca industriale, sprecando risorse che potevano essere impiegate diversamente. Mi riferisco, in particolare, ai derivati del petrolio sarebbero importantissimi, per creare il welling artificiale, che, senza inquinare e raffreddando il pianeta, potrebbe almeno raddoppiare la capacità attuale di trovare una casa il lavoro e il cibo alle popolazioni mondiali.

Come fanno i professori di fisica e di idrodinamica a continuare a insegnare i sistemi attuali senza pensare che almeno nell’acqua potevamo aggirare la forza gravitazionale e le pressioni idrostatiche? Portando in alcuni casi ossigeno nei fondali, in altri casi, sollevando nutrienti e carbonati. Perché anche loro tacciono, lasciando nell’ignoranza o nel dubbio anche gli studenti del futuro? Io credo che tutta la scienza dovrebbe discutere di queste soluzioni, anche criticandole, se non si è d’accordo. Io penso che fino a quando non avremo delle risposte certe e sperimentate, si debbano fermare tutti gli investimenti pubblici mondiali. Non ci vuole molto ad accertare la verità. Il debito pubblico è troppo alto. In gran parte è dovuto agli impianti pubblici energetici e depurativi, che sono tutti da demolire e ricostruire. A questi vanno aggiunti gli alti costi dei combustibili che aggravano le bilance dei pagamenti dei paesi   non produttori di petrolio.  Solo le energie interattive che non costano nulla possono iniziare la vera ripresa mondiale 

Praticamente, dal punto di vista ambientale siamo ancora agli inizi del 1900, quando a pochi anni di distanza Albert Einstein teorizzò la “relatività generale” e Frederick Taylor teorizzò “l’organizzazione scientifica del lavoro”.  Entrambe le teorie non sono state utili alla protezione dell’ambiente come avrebbero potuto essere ampliandone le applicazioni, oltre le intenzioni degli inventori. La relatività è stata usata soprattutto per produrre energia nucleare bombe atomiche, mentre è importante anche per comprendere il funzionamento delle energie interattive, la pressione atmosferica l’addensamento del carbonio e calcio negli oceani, già comprensibili per mezzo dei principi di Newton, Dalton, Henry, Pascal, Bernoulli, Venturi, che potrebbero consentirci di ripetere all’infinito il miracolo della moltiplicazione dei pesci. Tutto questo, sembra che agli statisti, agli scienziati, agli economisti che ci rappresentano ai vertici mondiali e alle conferenze delle parti, non interessano. E’ necessario un bagno di umiltà a tutti i potenti della terra, della politica della scienza e dell’economia, dimostrando che l’energia pulita, addirittura protettiva dell’ambiente, è stata sempre a portata di mano senza formule segrete. Loro non l’hanno trovata e stanno facendo tutto il possibile per non trovarla. Ma verità, prima o poi, deve venire fuori, perché l’acqua e l’aria sono dappertutto. Bisogna soltanto saperle mettere insieme. Come diceva Papa Woytila, se mi sbaglio, correggetemi.  Fino ad ora, nessuno lo ha fatto.

Cordiali saluti

Luigi Antonio Pezone 

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