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Lettera aperta all’ufficio brevetti italiano e al ministro dello sviluppo economico.

Lettera aperta all’ufficio brevetti italiano e al ministro dello sviluppo economico.

Santa Maria Capua Vetere, 22/ 06/2015

Oggetto: Procedimento di esame domanda di brevetto n. CE2014A000011 depositata in data 03 / 09 / 2014 dal titolo Impianti idrovori marini sospesi a piattaforme galleggianti per down e upwelling.

Egregi signori,

con riferimento alla lettera ministeriale datata 14 / 05 / 2015 .Prot. N.0068889, ricevuta il 09/06/2015, la presente è intesa a chiarire la posizione del sottoscritto. Premette che ha già inviato una mail di giustificazione in data 15/06/2015, tramite il vostro Call Center, e avuto un chiarimento telefonico con il vostro ing. ………….precisando che non ha mai ricevuto la vostra ministeriale del 12/12/2014 prot. 0219747 alla quale non avrebbe risposto. Ha, invece, ricevuto la ministeriale del 13/10/2014 prot. N. 0178342, alla quale ha regolarmente risposto con lettera raccomandata, come già confermato dal vostro ing……….. Per quanto sopra, il vostro provvedimento di rifiuto per quanto corretto dal punto di vista formale, è da ritenere ingiusto. Tuttavia, il sottoscritto, non intende sottoporsi alla burocratica procedura di ricorso che lo penalizzerebbe quadruplicando i costi di deposito, escluse tutte le altre spese che ne deriverebbero. Per ricorrere contro chi? Non dovremmo essere dalla stessa parte? Il sottoscritto è soltanto un pensionato e non ha mai tratto profitto dalle proprie invenzioni, che affrontano problemi di pubblica utilità, come nel caso in oggetto. Se le sue invenzioni, fino ad ora, non sono state realizzate è dovuto soprattutto agli enti pubblici, i quali, non solo non sviluppano idee di protezione globale dell’ambiente, ma addirittura le ostacolano, con il loro silenzio, anche quando superano gli esami brevettuali. A queste difficoltà, in questo caso, si sono aggiunte le inefficienze degli uffici postali. Ma se è vero che un esaminatore ha troppe domande da esaminare, è anche vero che non tutte le domande di brevetto hanno la stessa potenzialità di crescita per il paese. Il sottoscritto pensa che questa domanda meritasse una mail o una telefonata di preavviso in aggiunta alla lettera senza possibilità di appello. Infatti, il sistema proposto, potrebbe essere una delle più importanti invenzioni ai fini dell’alimentazione sostenibile e per combattere l’acidificazione e il riscaldamento globale del pianeta. Chiunque ne può prendere visione sul sito web https://www.spawhe.eu, in italiano e in inglese,  insieme a molti altri brevetti, in gran parte, decaduti.  Allo stato dell’arte, livello internazionale, non esiste nessun altro sistema in grado di riportare in superficie nutrienti per creare negli oceani fitoplancton e zooplancton e nel contempo aumentare l’alcalinità che lo sviluppo industriale sbagliato ha fatto perdere alle acque marine.

Non dovrebbe essere un caso che gli l’uffici brevetti si trovino all’interno dei Ministeri dello Sviluppo Economico dei vari paesi. Ma il sottoscritto che ha proposto almeno due dozzine di brevetti di pubblica utilità, un deposito di brevetto europeo e persino quattro brevetti internazionali, non ha mai notato nessun vantaggio da questa strategica posizione. Almeno in Italia e in Europa. Dovrebbe essere evidente che i brevetti di “pubblica utilità” degli inventori privati, non associati a nessuna azienda e a nessun ente, sono di tutti gli Italiani. Solo per questo meriterebbero una corsia preferenziale. Inoltre, costano di meno, non dovendo pagare migliaia di ore di lavoro, ricerca e spese varie per svilupparli. Invece gli inventori sono lasciati da soli, soprattutto da chi ne trarrebbe i maggiori benefici: Ministero dello sviluppo economico, ambiente, energia. Devono cercare interlocutori commerciali, anche se propongono soluzioni strutturali che vanno contro gli interessi individuali delle aziende private. Al di là della personale gentilezza di qualche esaminatore, come cittadino che vorrebbe partecipare con la propria esperienza a migliorare i sistemi ambientali ed energetici, non ha trovato collaborazioni istituzionali, né al ministero dello sviluppo economico, né in quello dell’ambiente, nelle regioni e nemmeno nelle istituzioni europee. Detto questo, nel caso specifico, al di là degli errori formali che possano esserci stati e che il sottoscritto ha già cercato di correggere, di sua iniziativa, allega alla presente le rivendicazioni riscritte in italiano e in inglese, affinché annulliate il vostro provvedimento. A voi non costa niente annullare un provvedimento affrettato, mentre al sottoscritto costerebbe moltissimo opporsi. Probabilmente, servirebbe a poco, poiché il brevetto, ai fini dell’utilità per il paese, morirà ugualmente, se altri enti pubblici o privati non interverranno, ma almeno, si potrà dire che all’ufficio brevetti italiano non ci sono burocrati, ma uomini e donne che ragionano e che sinceramente, il sottoscritto, ha sempre apprezzato, soprattutto, per i consigli ricevuti. Il sottoscritto, al massimo, sarebbe disponibile a depositare di nuovo la domanda di brevetto ma non è possibile, avendo con la stessa idea partecipato a un concorso pubblico europeo, tutt’ora in corso. Sarebbe un controsenso ricevere un premio per l’idea, mentre il deposito di brevetto è rifiutato per colpa delle poste italiane e della burocrazia che non previene nemmeno lo smarrimento di una lettera raccomandata, con gli attuali sistemi informatici. La proprietà intellettuale per come è concepita, a livello internazionale, protegge solo gli industriali che la possono pagare, mentre è una beffa nei confronti degli inventori privati, soprattutto se si occupano di problemi ambientali, globali e strutturali, poco commerciali. Conoscendo il modo di lavorare dell’industria privata e degli enti pubblici, il sottoscritto è consapevole che né gli uni né gli altri attualmente, sono in condizione di proporre soluzioni globali di protezione ambientale. Era anche consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato a far accettare le proprie soluzioni.  Tuttavia, riteneva e ritiene necessario che il mondo conosca soluzioni ambientali alternative a quelle proposte dalle multinazionali, che per ragioni commerciali non affrontano i problemi globalmente. In assenza di soluzioni pubbliche che vanno in tale direzione, il sottoscritto ha cercato di fare quello che poteva.   

Attende con fiducia la vostra decisione. Ma se la Burocrazia non concede deroghe, nel frattempo pubblicherà sul proprio sito web e facebook le ragioni del rifiuto del brevetto, nella speranza, poco probabile, che un ente pubblico italiano, tiri fuori i soldi per il ricorso in tempo utile (entro il 09/08/2015) contro il Ministero dello Sviluppo economico per difendere dalla decadenza un brevetto utile allo sviluppo del paese e della protezione ambientale globale. La situazione è paradossale ma deve essere evidenziata. Non sono ingiustificate le preoccupazioni del Papa, che senza fare giri di parole ritiene che i governi, la scienza, l’economia, non facciano abbastanza per la protezione globale dell’ambiente e per una maggiore equità nella   distribuzione della ricchezza. Ma le denunce per quanto autorevoli, come quelle del Papa, servono a poco se non si dimostra che si può fare meglio, quando si progettano impianti industriali, ambientali, urbani, agricoli, energetici. Chi ha letto il contenuto della domanda di brevetto in oggetto, non può ritenere che l’inventore abbia pensato di fare tutto da solo. Come sempre dopo il deposito di brevetto ha cercato gli interlocutori, soprattutto, pubblici che avrebbero dovuto proporre questi brevetti, senza averli mai trovati. Non è colpa loro, ma di chi affida la progettazione ambientale ai ricercatori che si concentrano su singole discipline, mentre occorrono sinergie o esperienze trasversali. Su questo argomento il sottoscritto ha già dato. Adesso tocca agli altri. Soprattutto allo stesso Ministero dello sviluppo economico, che oppone procedure formali, che vanno si rispettate, ma senza perdere di vista la sostanza del motore dello sviluppo, che sono le idee. Le quali, invece sono mortificate. Al sottoscritto, che non può permettersi i costi economici dell’attuale proprietà, ingiustamente, chiamata intellettuale, e che si accontenta di quella morale, è già successo che altri importanti depositi di brevetti di pubblica utilità, più fortunati nell’esame preliminare italiano e definitivo europeo, siano stati messi a disposizione dell’Italia e della Commissione Europea, senza nulla chiedere in cambio. Nessuno ne ha approfittato, preferendo impianti sbagliati che non producono benessere e sottraendosi al confronto. Paradossalmente, in questo caso, con il rifiuto in fase preliminare, l’inventore è stato più fortunato. Gli sono stati risparmiati i costi dell’estensione europea o internazionale per cercare interlocutori pubblici fuori dai confini nazionali, ugualmente, difficilissimi da trovare. Grazie.   

                                                                                                                      Cordiali saluti

                                                                                                                      Luigi Antonio Pezone