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Dopo il fallimento della COP23 è necessario realizzare i prototipi dell’energia interattiva prima della COP24.

(Settima lettera aperta alle corti di Giustizia Internazionali)

(Seconda lettera aperta al Consiglio dell’Europa)

L’evidente fallimento della COP23 dovrebbe far comprendere agli organizzatori, che sono le Nazioni Unite, che stanno perdendo soltanto tempo e sprecando risorse economiche organizzando queste mega conferenze che non entrano nel dettaglio delle soluzioni di un modello di sviluppo alternativo. Solo le Nazioni Unite avrebbero avuto i mezzi economici e le motivazioni per realizzare uno studio multidisciplinare, sopra gli interessi dei singoli paesi, che avvantaggiandosi di particolari fonti energetiche, o di particolari tecnologie, tirano l’acqua al proprio mulino, ritardando all’infinito ogni possibile accordo.   Come avrebbero potuto agire le Nazioni Unite? Selezionando un gruppo di tecnici delle diverse discipline scientifiche e tecnologie ambientali ed energetiche e facendoli lavorare assieme, al fine di realizzare soluzioni di comune accordo, seguendo l’inquinamento e neutralizzandolo, passo dopo passo, al posto giusto e al momento giusto, nelle principali attività umane: industria, agricoltura, centri urbani, laghi e mari. Ovviamente, questo studio doveva comprendere anche le fasi di produzione e di consumo dell’energia, che avvengono in tutta le attività umane.  Quindi, si doveva partire dall’organizzazione scientifica del lavoro umano aprendo e chiudendo i cicli organici e inorganici, compresi quelli collaterali ai vari processi e quelli riguardanti la fonte energetica utilizzata. Purtroppo, fino all’anno 2006, le Nazioni Unite non si erano ancora decise a iniziare questo studio, mentre il sottoscritto si trovò a un bivio della propria vita, dovendo decidere se andare in pensione oppure accettare un nuovo lavoro, visto che il suo datore di lavoro cessava l’attività. Potrebbe sembrare impossibile, ma non avendo molto da perdere, decisi di fare da solo il lavoro che avrebbero dovuto organizzare le Nazioni Unite, mettendo insieme le mie esperienze apprese studiando l’organizzazione degli impianti dell’industria automobilistica e l’esperienza successiva di installatore di impianti ambientali e di sollevamenti e distribuzione di acque pubbliche (https://www.spawhe.eu/about-us-curriculum-vitae/). Credo di aver fatto la scelta giusta, perché ho concluso il mio lavoro nel 2017 mentre le Nazioni Unite non lo hanno nemmeno iniziato.  Come spesso succede, se si è tenaci e si crede nelle proprie capacità, i sogni possono anche diventare realtà. Tuttavia, nel mio caso, il sogno era troppo grande, nessuno mi ha creduto e ancora nessuno mi crede. Ma coloro che non mi credono, come possono pensare che io mi arrenda, dopo undici anni di duro lavoro di inventore e trentasette anni di lavoro altrettanto duro nelle aziende private, dove nessuno ti regala niente e devi soltanto stringere i denti?   

Se vogliono, le Nazioni Unite, possono cogliere l’occasione al volo e far proprio il mio lavoro, risparmiando tempo e denaro. Comunque andranno le cose, sarò io a ringraziare loro per l’onore che mi farebbero prendendo in considerazione il mio lavoro, che ha il vantaggio di non appartenere a nessuna azienda, pubblica o privata, non rivendica nessuna proprietà industriale e quindi può essere messo a disposizione di tutti gli Stati e di tutte le aziende del mondo. I silenzi che ho raccolto in questi undici anni di lavoro mi hanno fatto comprendere che i brevetti di pubblica utilità non devono essere venduti e commercializzati, come consentito dalle attuali legislazioni dalla WIPO (world intellectual property organization), che pure dipende dalle Nazioni unite. Almeno quelli degli enti pubblici mondiali e quelli degli inventori privati, dovrebbero  premiare  e proteggere la proprietà intellettuale invece di quella industriale. Infatti, i brevetti di pubblica utilità, dovrebbero essere sottratti al monopolio delle potenti multinazionali, che mantengono il potere anche dopo che i brevetti sono decaduti, acquistando i diritti delle invenzioni degli enti di ricerca pubblici e quelli privati dei piccoli inventori o facendoli decadere, poiché nessun inventore privato può sostenere il costo di un brevetto internazionale (che può arrivare a circa 150.000 euro) senza il loro sostegno economico. Non ci vuole molto a comprendere che per evitare i conflitti di interesse, la corruzione degli enti pubblici, la debolezza contrattuale degli inventori privati, l’unica soluzione sarebbe la netta separazione della proprietà intellettuale da quella industriale, che possono coincidere soltanto se l’inventore è dipendente di un’azienda privata.   Queste cose, poco note, al grande pubblico e nemmeno al sottoscritto, prima di iniziare l’avventura delle invenzioni ambientali, dovrebbero far riflettere le Nazioni Unite, che sono al centro di questi affari come garanti della democrazia internazionale. Al sottoscritto, con tutto il rispetto, sembra che non stiano facendo un buon lavoro, sia nell’organizzazione delle COP senza progetti di portata globale sopra gli interessi di parte, sia nella legislazione dei brevetti di pubblica utilità, che non devono essere condizionati dai poteri forti delle multinazionali. Oggi le buone idee, estranee al potere congiunto delle multinazionali e degli enti di ricerca pubblici che dialogano solo tra loro, sono costrette a morire prima di nascere, sapendo gli inventori che si devono battere contro immensi muri di gomma alzati da politici e burocrati nazionali e internazionali. Può sembrare strano, ma queste difficoltà oggettive, invece di scoraggiarmi, mi hanno indotto ad andare avanti ugualmente perché un sistema sbagliato si può combattere soltanto evidenziando praticamente e paradossalmente i difetti e i danni che produce al progresso. E’ evidente che nessun inventore può combattere la potentissima alleanza tra le multinazionali, gli enti di ricerca pubblici e i legislatori, ma è altrettanto evidente che questo sistema sta boicottando, probabilmente senza accorgersene, il sistema energetico e depurativo più semplice, potente ed economico che possa esistere.

Avendo io avuto l’esperienza per individuare o la fortuna di aver individuato un filone prolifico di invenzioni, fino ad ora inesplorato: quello delle “DEPURAZIONI ED ENERGIE INTERATTIVE” tra la tecnologia, l’acqua e l’aria, i principi fisici, chimici e biologici collegati, messi insieme negli stessi impianti. Mentre ancora oggi esistono grandi depuratori dell’acqua, grandi filtrazioni dell’aria, grandi impianti termici che non interagiscono tra loro, io decisi di continuare a sviluppare le idee fino a quando il filone non si esauriva. Ho pagato solo le tasse di deposito Nazionali, Europee o Internazionali, senza pagare le tasse successive, per dimostrare, che anche il sistema dei brevetti non funziona, né a livello nazionale, né europeo, né internazionale, perché va contro gli interessi comuni. Infatti, oggi, se i brevetti non li sviluppano i poteri autorizzati e non seguono le filiere degli attuali sistemi energetici e depurativi, le invenzioni non vengono realizzate da nessuno. Infatti, nonostante, la validità dei progetti ambientali ed energetici, il sottoscritto non ha ricevuto proposte di collaborazione sia dagli enti pubblici nazionali, sia da quelli internazionali, sia dalle multinazionali.

Non faccio il discorso della volpe che non riuscendo a raggiungere l’uva dice che è acerba. Certamente avrei gradito l’aiuto di chiunque mi avesse aiutato a realizzare dei prototipi dimostrativi. So bene che anche l’occhio vuole la sua parte per far comprendere alla gente comune, alle associazioni ambientali, ai sindacati, che è nel loro interesse battersi per avere nel mondo intero l’energia e le depurazioni interattive, non solo per i problemi ambientali ma anche azzerare le bollette energetiche e il combustibile dei mezzi di trasporto. Oggi la disinformazione sull’energia interattiva è totale, nonostante internet, perché il lavaggio del cervello inizia fin dalle scuole elementari, insegnando l’amore per la natura ma non i principi scientifici pratici per proteggerla fino all’uscita delle migliori università del mondo. Io ho cercato le collaborazioni di tutti, soprattutto, perché mi sembrava impossibile compiere da solo l’intero percorso solo su basi teoriche. Purtroppo, queste collaborazioni non ci sono state. In un modo o nell’altro il percorso energetico e depurativo è stato concluso, almeno sui principi di funzionamento, che sono molto diversi da quelli usati negli impianti attuali, sebbene io utilizzi principi legiferati da diversi secoli, come quelli di Pascal, Torricelli ed Henry. Non ho bisogno di dimostrare più niente perché è nell’interesse comune che queste soluzioni si diffondano. Ognuno deve fare la sua parte. Io sono certo che quello che ho depositato funzionerà, anche se sarà necessario affinare le tecniche di costruzione e alleggerire i materiali, soprattutto, se vogliamo trasferire l’idroelettrico compresso sui mezzi di trasporto terrestri, marini, aeronautici e spaziali. Per queste ragioni gli ultimi articoli che pubblico sono indirizzati in modo particolare agli organi di Giustizia internazionali e alle Nazioni Unite. Questi brevetti sono troppo importanti per essere ceduti a singole aziende. Devono essere messi urgentemente a disposizione di tutti se vogliamo fermare il riscaldamento globale e distribuire più equamente la ricchezza mondiale. Contrariamente a quanto si possa pensare la chiave della democrazia e del progresso è nella trasparenza delle progettazioni, soprattutto, energetiche e ambientali. Le parole dei politici, filosofi, perfino delle religioni, volano, mentre i progetti, restano come una spada di Damocle, sulla testa di coloro che li ignorano, evitando il confronto, senza finanziarli e senza realizzarli. Un progetto non si può ignorare se non si dimostra praticamente che non funziona. Soprattutto se tale progetto è stato elaborato dal progettista o dall’inventore per sostituire impianti che hanno già dimostrato di non funzionare. Una serie di progetti ignorati soprattutto, se sono tra loro collegati, come nel caso del modello “SPAWHE”, senza spiegazioni dai centri di potere economici mondiali possono rappresentare la negazione alla popolazione mondiale e al pianeta di avere condizioni di vita migliori.   Questo sarebbe un crimine contro l’umanità, aggravato dal fatto che le soluzioni progettate da chi governa l’ambiente non raggiungono nemmeno il livello di sufficienza. Si prenda ad esempio il caso del (C.C.S.) che non neutralizza il CO2 ma lo nasconde ad alta pressione a 800 – 1000 metri di profondità, il quale è costato solo in prototipi molte decine di miliardi e ancora non si decidono ad abbandonarlo.   

Il mio lavoro, riportato sul sito web http://www.spawe.eu, non è costato nemmeno un euro alla comunità mondiale. Tiene conto sia dell’organizzazione del lavoro industriale, agricolo, urbano, che nei laghi e mari, sia dei sistemi energetici e depurativi che si interfacciano meglio con tali attività.  Alle Nazioni Unite dico semplicemente: “A caval donato non si guarda in bocca”. Non è meglio, per loro, avere un modello di sviluppo alternativo da discutere, da migliorare o da bocciare, assumendosi la responsabilità di entrare nel dettaglio delle soluzioni, piuttosto che andare di nuovo alla COP24 a mani vuote?  Non è colpa del sottoscritto se le scienze e le tecnologie, applicate singolarmente, come è stato fatto, dall’avvento dell’era industriale, non sono compatibili con l’ambiente. Dal mio punto di vista è una fortuna che qualcuno abbia studiato un modello di sviluppo alternativo e correttivo dei sistemi energetici e depurativi quando la percentuale di CO2 nell’ambiente e salita soltanto del 45% e l’acidificazione oceanica del 30%. Un ulteriore ritardo avrebbe pregiudicato qualsiasi risanamento anche applicando l’energia interattiva al 100% su tutto il pianeta. Gli scienziati sanno bene che l’acidificazione segue una curva logaritmica, che avanza quasi orizzontalmente nel primo tratto, ma poi diventa impossibile fermarla nella fase successiva. Tuttavia, soprattutto gli scienziati e i professori tacciono sull’energia interattiva. Probabilmente, si sono offesi che un semplice pensionato, ex tecnico installatore di impianti, si sia intromesso in faccende che ritengono di loro competenza. Io invece, credo di aver fatto solo il mio lavoro di progettista di impianti, che non si può fare senza analizzare le ragioni per le quali gli impianti attuali non funzionano, non per mancare di rispetto a chi li ha progettati. Credo anche che i miei impianti potrebbero ridurre il CO2 dall’atmosfera e alcalinizzare di nuovo gli oceani, se agiamo in fretta. Ma credo anche nell’economicità dei miei sistemi: l’energia interattiva prodotta con acqua e aria costa centinaia di volte in meno del carbone.  Questa notizia dovrebbe far piacere anche alla Nazioni Unite, oppure mi sbaglio? Hanno tutto il diritto di avere dei dubbi e di fare le necessarie verifiche. Non hanno il diritto di continuare a tacere perché l’energia interattiva che pulisce l’energia fossile è ormai vecchia di cinque anni e nessuno ha mai risposto, mentre quella compressa ha superato i due anni e ancora tutti fingono di non comprenderla.

Se la matematica e la fisica non sono opinioni personali, la potenza di una energia cinetica la produce la pressione per la superficie di passaggio per la densità del fluido. Pertanto, il calore non centra niente con il  98% dell’energia che fino ad oggi è stata prodotta. Dobbiamo chiederci perché la scienza e la tecnologia si sono ostinate a usare il calore per produrre energia?  Come mai la scienza e la tecnologia non si sono accorte che non essendo indispensabile il calore, è anche un passaggio inutile. Pertanto, antieconomica la sua  produzione?  La stessa cosa si può dire per l’uso del gas, che avendo una densità quasi mille volte inferiore all’acqua, se non è indispensabile, conviene produrre energia attraverso la circolazione dell’acqua o un altro liquido non comprimibile e con maggiore densità. Se la matematica e la fisica non sono opinioni personali, l’efficienza di un impianto energetico si calcola attraverso la differenza tra l’energia spesa e prodotta. L’energia si spende per creare la pressione e la portata del fluido energetico. Si produce utilizzando tale pressione e portata in un organo che trasforma l’energia energetica lineare in energia energetica rotatoria collegato a un generatore di corrente elettromagnetica.   Per creare la pressione con un gas di combustione è necessario l’acquisto di un combustibile e creare uno scoppio in una camera di combustione.  Per creare una pressione idraulica è necessario sollevare le acque a un’altezza utile Hu. Entrambi i sistemi non possono raggiungere un’efficienza del 100% dell’energia potenziale: pari al potere calorifero del combustibile nel caso del gas; mentre nel caso dell’idraulica, pari al 100 % del rendimento della pompa di sollevamento Questo è quando si pensava fino ad ora e non è cambiato nulla per quanto riguarda l’energia prodotta con i gas di combustione. E’ cambiato tutto per quanto riguarda l’energia idraulica, che si può realizzare recuperando lo stesso liquido che ha prodotto l’energia e aggirando la forza gravitazionale, oppure, la pressione statica di un serbatoio pressurizzato con l’aria compressa, per mezzo di una pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante.  Quindi, per gli impianti idraulici non è più vero che l’energia potenziale debba essere inferiore al 100 % dell’energia assorbita dalla pompa, perché aggirando la forza gravitazionale e la pressione sulla mandata, non è la pompa che solleva l’acqua, ma il principio dei vasi comunicanti e il principio di Pascal, che non costano niente dal punto di vista energetico.  

Per quanto riguarda l’efficienza totale dei sistemi energetici: usando la pressione del gas, la fonte energetica è il potere calorifero del combustibile. L’energia che produciamo in un motore termico o attraverso una turbina a gas è circa, lo 0,35, mentre in un turbofan termico per aerei è circa 0,25. A questi bassissimi rendimenti dobbiamo aggiungere i danni ambientali prodotti dalle combustioni fisse e dei trasporti terrestri si limitano al CO2, polveri sottili, e particelle di SOx e NOx, mentre per i trasporti aerei non è possibile effettuare nessuna depurazione, quindi l’inquinamento è totale. Mentre potremmo avere aerei e serbatoi cisterna contro gli incendi che volano senza combustibili.

E cosa dire dell’inquinamento che stiamo producendo intorno alla terra prima di conquistare lo spazio?  Le varie sperimentazioni di lancio di satellite e sonde con razzi hanno creato migliaia di corpi che orbitano intorno alla terra, che possono danneggiare le future astronavi. Prima di lanciare nello spazio sistemi che non sono in grado di ritornare sulla terra con la propria energia, a parere del sottoscritto si dovrebbero studiare “ASTRONAVI SERRA” che dovrebbero servire come base di appoggio con la riproduzione di un sistema terrestre con luce artificiale che producano i cicli del carbonio, ossigeno, azoto, necessari alla vita dell’uomo. La soluzione più logica è quella di cercare di produrre energia con tali elementi, che sarebbe un’energia interattiva e protettiva dell’ambiente. Gli uomini che vivrebbero in queste serre viaggianti non dovrebbero nemmeno avere la sensazione di vivere nello spazio, essendo tali serre pressurizzate alla pressione atmosferica. Infatti, sarebbe difficile pressurizzarle diversamente, in quanto, costruite sulla terra, dopo la costruzione, sarebbero chiuse ermeticamente e spedite nello spazio con tutti gli uomini, animali, apparecchiature, pezzi di ricambio, laboratori, officine, ma soprattutto, laghetti artificiali, digestori decompositori delle sostanze organiche, collegati a stagni biologici sovrapposti, serre di produzioni agricole sovrapposte, serre depurative con piogge artificiali ossigenanti e alcalinizzanti. Infine, molti serbatoi pieni di aria compressa per navigare nello spazio. Nello spazio, con cicli completi non si consumerebbe né l’acqua. né l’aria,  in quanto l’aria che uscirebbe dal sistema, come quella prodotta dal sistema generale, resterebbe nella serra, aumentando la pressione interna, pertanto avremo bisogno di molti serbatoi di raccolta a accumulo dell’ azoto, ossigeno, CO2 e gas minori prodotti, in quanto questi gas in eccesso, potrebbero essere  compressi, accumulati in tali serbatoi alle massime pressioni consentite, e trasferiti ai mezzi di navigazione spaziali, sia per consentire la respirazione degli equipaggi, sia per essere utilizzato come gas di propulsione a freddo nei turboventilatori elettrici alimentati senza combustibili. Fino a quando restano validi i principi di Newton, i tunnel di spinta sono un’invenzione logica per viaggiare nell’atmosfera e nello spazio con l’energia elettrica prodotta a freddo, potenziando al massimo i gas atmosferici o immagazzinandoli in serbatoi, nel caso il viaggio sia spaziale. Anche se al posto dell’energia idroelettrica pressurizzata, si usasse un altro tipo di energia elettrica fredda che non produce un gas o un vapore ad alta pressione, i tunnel di spinta servirebbero ugualmente. Ma allo stato dell’arte, le altre energie fredde non possono nemmeno essere prese in considerazione per questa applicazione, essendo esse ingombranti e con basso rendimento. Quindi, l’energia interattiva tra acqua e aria servirebbe anche nello spazio. Ma anche La NASA tace. Si può dire che includendo anche a NASA nel complotto silenzioso scientifico internazionale dei potenti contro l’energia interattiva, il cerchio si chiude perfettamente (https://www.spawhe.eu/aerospatial-pressurized-hydroelectric-transport-system/).

Usando la pressione con aria compressa sull’acqua non utilizziamo combustibili, quindi non abbiamo il costo degli stessi, non produciamo nessun tipo di inquinamento in qualsiasi impianto terrestre o aereo, quindi non dobbiamo sostenere costi depurativi.  Dobbiamo sostenere soltanto i costi dell’usura delle macchine che producono energia, che sono nettamente inferiori alle macchine termiche per due ragioni: non produciamo shock termici ai materiali, possiamo utilizzare pressioni di esercizio molto superiori, prodotte in piccolissima pare dalle macchine (pompe compressori turbine alteratori). La maggiore parte dell’energia è riciclata attraverso l’acqua che è sempre la stessa e l’aria che imprigionata in uno spazio senza uscite, si comporta come una molla compressa, fornendo energia all’acqua incomprimibile che circola a senso unico a di sotto del cuscino di aria, facendo uscire dal circuito soltanto l’acqua che la pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante, fa entrare nel circuito di riciclo dell’acqua pressurizzata, sfruttando il principio dell’impenetrabilità dei corpi. Infatti, l’acqua in bassa pressione non entrerebbe nel circuito di riciclo pressurizzato, entrando dalla seconda aspirazione della pompa se contemporaneamente, non uscisse altra acqua dal circuito che alimenta la turbina. Per il sottoscritto, l’errore che è stato commesso dall’avvento dell’era industriale è stato quello di non aver studiato cicli di lavoro globali dell’acqua e dell’aria, che la natura utilizza sapientemente da miliardi di anni per tutte le applicazioni umane: chimiche, fisiche, biologiche, macro energetiche e micro energetiche. Basti pensare all’energia del vento che muove le onde del mare, al ciclo del carbonio universale e alla micro energia che produce la fotosintesi clorofilliana.  Chi ha preso il sopravvento nella produzione energetica non ha messo insieme tutti i processi ma ne ha preso solo una piccolissima parte per risolvere un problema immediato come quello di un sviluppo di una pressione che produce energia, mentre chi ha preso il sopravvento nei sistemi depurativi ha fatto altrettanto, limitandosi allo stretto indispensabile, senza mai analizzare globalmente i cicli organici inorganici e fisici per migliorare i rendimenti e riportare lo stato dell’ambiente nelle condizioni iniziali di partenza prima dell’utilizzo da parte dell’uomo.

E’ ovvio che gli impianti illustrati nel sito web https://www.spawhe.eu siano diversi da quelli esistenti nell’intero pianeta, per il semplice fatto che usiamo principi fisici diversi. Non è ovvio il silenzio con il quale sono stati accolti.  Le mezze verità che raccontano i vari rami della scienza, della tecnologia della politica e dell’economia non fanno una verità completa se gli impianti realizzati dall’uomo non sfruttano regimi idraulici favorevoli alla conservazione dell’energia: Pascal, Torricelli. Se negli impianti energetici fissi terrestri continuiamo a sprecare energia per ossidare le acque e non sfruttiamo il principio di Henry per depurare le acque producendo energia senza costi aggiuntivi è semplicemente da incoscienti. Se non approfittiamo di piccolissimi costi aggiuntivi all’idroelettrico pressurizzato per sottrarre dall’ambiente gli eccessi di CO2 che stratificano negli strati bassi dell’atmosfera producendo carbonati nelle acque, è un altro atto di incompetenza globale. Se non approfittiamo dell’idroelettrico compresso per depurare tutte le acque inquinate da scarichi abusivi, dai concimi chimici usati nell’agricoltura, e dagli animali che pascolano producendo energia nei pozzi, nei laghi e nei fiumi, è un altro atto di incompetenza generale. Lo stesso si può dire se non ci difensiamo dalle acque alte producendo energia idroelettrica compressa dove si prevedono alluvioni, perché con lo stesso impianto si possono sollevare le acque in canali che abbassano il livello dell’acqua. Ovviamente, gli stessi impianti che ci difenderebbero dalle acque alte ci difenderebbero anche dalle siccità.  

Chi si assume la responsabilità di negare che l’acqua del mare non si possa dissalare in grande quantità e bassissimi costi producendo energia invece di consumarla (https://www.spawhe.eu/sustainable-desalination/)?   Chi si assume la responsabilità di negare che dal mare potremmo estrarre la maggior parte del fabbisogno alimentare senza acidificarlo per mezzo del welling artificiale (https://www.spawhe.eu/artificial-welling-files/)?

Chi paga i danni di tutto quello che è stato fatto male dai 196 stati sovrani, senza nessun coordinamento scientifico autorevole e imparziale mondiale? Chi sono i colpevoli? I politici, gli scienziati, gli inventori, gli industriali, gli economisti; Le opposizioni che non si sono opposte abbastanza; la giustizia che non ha condannato abbastanza; i legislatori che non hanno legiferato correttamente; Le chiese che non hanno pregato abbastanza; la stampa scientifica che preferisce parlare sempre dei problemi e delle soluzioni dei potenti, mai di quelle alternative di chi non ha potere? Certamente, se nessun ente pubblico mondiale e nessuna associazione NO PROFIT ha sostenuto con parole o finanziamenti i progetti riportati su    https://www.spawhe.eu, c’è qualcosa che non quadra nell’intera classe dirigente mondiale, ma anche nelle opposizioni, che preferiscono protestare, piuttosto che sostenere progetti alternativi.  Non lo sanno che le proteste servono a far stanziare maggiori finanziamenti alle soluzioni ambientali ed energetiche attuali? Per il sottoscritto molte associazioni ambientali e No Profit fanno una finta opposizione. Come usano i soldi che raccolgono? Solo per organizzare le proteste? Non ha senso.

Non Basta andare a votare turandosi il naso, come diceva il grande giornalista italiano Indro Montanelli. Se devono esistere le associazioni NO profit devono produrre progetti concreti, da mettere a disposizione di tutti e i governi gli devono riconoscere i diritti di autore per finanziarsi, come agli enti di ricerca pubblici. Chi non produce nulla di utile e concreto non deve ricevere finanziamenti, né raccogliere fondi. Devono essere i i progetti e le soluzioni realizzate sul campo a far arrivare i finanziamenti agli inventori e ai progettisti attraverso i diritti di autore, non la proprietà industriale. Quindi il sistema dei brevetti attuali deve separare la proprietà industriale da quella intellettuale, che deve essere premiata dal consenso degli utenti con la massima trasparenza. Solo in questo modo si può creare un lavoro scientifico libero dai centri di potere politici ed economici, che producano progetti veramente alternativi come quelli riportati in https://www.spawhe.eu.  E’ ovvio che chi ha monopolizzato sistemi depurativi ed energetici inefficienti e chi vende soltanto parole di buoni propositi ambientali, senza saper progettare, taccia di fronte a un modello di sviluppo come quello illustrato da SPAWHE.

La maggior parte dei politici, che nelle campagne elettorali si prendono il merito della crescita economica e dell’occupazione, non sanno da dove viene la ricchezza e il benessere.  La ricchezza viene dalle fabbriche private e dai cantieri, dove ha lavorato il sottoscritto. La politica avrebbero dovuto amministrare la ricchezza prodotta mentre la ricerca pubblica e i legislatori avrebbero dovuto tutelare l’ambiente e la giustizia affinché la crescita fosse una crescita sana. Invece, gli enti di ricerca pubblici hanno venduto i loro brevetti ai privati e insieme hanno riscaldato il pianeta, mal depurato l’acqua e l’aria, favorito le siccità e le alluvioni.

 A cosa serve la crescita economica se le istituzioni pubbliche contribuiscono alla distruzione dell’ambiente producendo e distribuendo energie fossili, e nucleari, oppure incoraggiando energie rinnovabili inconsistenti?  Chi governa senza cognizioni tecniche e scientifiche globali, non può accorgersi che gran parte della crescita serve per riparare i danni prodotti da siccità, incendi, alluvioni e per acquistare combustibili, che sono tutte cose che si potrebbero evitare con una gestione interattiva dell’ambiente.

Oggi si fanno debiti pubblici per grandi opere idroelettriche che danneggiano l’ambiente e per pagare combustibili che creano danni ancora peggiori. Entrambi i sistemi energetici non servono, perché l’energia si può produrre a costi centinaia di volte inferiori a quelli attuali senza produrre nessun danno ma depurazioni e alcalinizzazioni collaterali alla produzione di energia, semplicemente mettendo insieme i principi fisici giusti al posto giusto con le macchine giuste. Esiste il principio di Pascal per risparmiare energia e quello di Torricelli per produrla senza costi ed esiste il principio di Henry per depurare in abbinamento al principio di Pascal, ugualmente senza costi energetici. L’unica cosa che mancava erano piccole invenzioni strategiche fatte dall’uomo per mettere in collegamento questi tre principi in piccolissimi e grandissimi impianti, che funzionerebbero sempre allo stesso modo a tutte le ore del giorno e della notte, con qualsiasi temperatura, consumando soltanto l’usura delle macchine.

 Le istituzioni politiche e scientifiche mondiali hanno sbagliato su tutti i fronti, consentendo una crescita industriale malata, perché pur disponendo di milioni di ricercatori, non sono state in grado di individuare le energie e le depurazioni interattive, tuttavia continuano a pavoneggiarsi prendendosi i meriti di un’economia malata che cresce a ritmo elevato solo nei paesi in via di sviluppo che stanno copiando gli errori commessi dai paesi industrializzati, senza avere idee di crescita maturate dalla loro classe dirigente priva di esperienze. Mentre i paesi industrializzati sono pieni di debiti perché non hanno saputo creare un modello di sviluppo sostenibile, che poteva nascere soltanto dalla critica obiettiva dei propri errori. Non dal compiacimento degli stessi. Il sottoscritto non si compiace degli errori commessi installando impianti industriali e ambientali in una intera vita di lavoro senza avere nessun potere decisionale, ma facendo tale lavoro, qualcosa lo ha imparato e almeno da pensionato, spera di essere ascoltato. 

 Da un articolo in rete segnalo la classifica dei dieci paesi più indebitati al mondo aggiornata a giugno 2017: Stati Uniti: 18.237 miliardi di euro, Giappone: 10.557, Italia: 2.407, Regno Unito: 2.345, Francia: 2.173, Cina: 1.684, Germania: 1.544, Olanda: 475, Belgio: 435, Austria: 305. Gran parte di questi debiti sono dovuti a opere energetiche e di distribuzioni idriche inutili e contro producenti proprio perché non sono state individuate le energie interattive, che avrebbero depurato anche l’ambiente senza stravolgere i territori. Tuttavia, nemmeno le opposizioni mondiali, formate nelle stesse università, credono alle depurazioni e alle energie interattive per rinnovare il pianeta. Ho dovuto realizzare un sito web che parla anche in lingua inglese, avendo perso ogni speranza di risposta dalla classe dirigente italiana. Ho dovuto accorgermi che tutto il mondo è paese. Nessuno a livello mondiale ha il coraggio di indagare a fondo per fermare un sistema di sviluppo mondiale, che è sbagliato dalle fondamenta dei principi fondamentali energetici e depurativi. L’attuale classe dirigente, come quella del passato, non avendo compreso l’importanza dei principi di Pascal Torricelli ed Henry, non ha indovinato nemmeno le energie rinnovabili che sono ingombranti discontinue e con bassissimi rendimenti, che al massimo, potranno avvicinarsi agli attuali rendimenti dell’energia termica, ma nemmeno lontanamente a quella dell’energia interattiva, soprattutto compressa, nelle versioni fisse e mobili.

Come disse Archimede: “Datemi una leva e solleverò il mondo”, io mi permetto di dire: date, a un semplice pensionato (che non reclama la proprietà industriale) qualche finanziamento e vi mostrerà praticamente quello che ha già scritto teoricamente: “Come salvare il mondo dall’inquinamento, dal riscaldamento globale e dal debito pubblico mondiale in ogni angolo della terra”.  I prototipi dimostrativi in scala ridotta costeranno meno dell’organizzazione della COP24. Volere è potere. I progetti sono pronti già da molto tempo. In un anno si potrebbero realizzare i prototipi di quasi tutto. Se funzionano le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante, funzioneranno tutti gli impianti brevettati simbolicamente dal sottoscritto. Parlo di brevettazione simbolica perché i legislatori hanno fatto in modo che a chi non ha soldi non siano concessi i diritti di autore. Anche queste incongruenze devono essere denunciate per essere migliorate, altrimenti nessuno se ne accorge. Spero che qualche premio Nobel della fisica centenario, prossimo morte, che non ha nulla da perdere (come il sottoscritto), si decida a riconoscere gli errori commessi nella sottovalutazione dello sfruttamento dei principi di Pascal, Torricelli, Bernoulli, Henry, e contemporaneamente, spieghi al mondo (visto che io non sono creduto) per quale ragione tali pompe non dovrebbero funzionare. Invece i Nobel  tacciono: chi ha avuto ha avuto e chi ha dato  ha dato. Intanto, gli uomini passano, compresi gli scienziati e gli inventori, che potrebbero cambiare le cose (se avessero il coraggio di andare contro corrente), la popolazione mondiale si avvicina ai nove miliardi e i problemi ambientali si incrementano perché le tecnologie che si sviluppano non interagiscono positivamente con l’ambiente.   

Non lo sappiamo che tutte le pompe centrifughe  funzionano a senso unico perché dal lato aspirante le giranti in rotazione creano una depressione che fa entrare il fluido, dovuta all’incremento della velocità al centro della girante  (teorema di Bernoulli), che nella stessa girante la pressione aumenta verso la periferia perché si allarga la superficie di passaggio, spiegata dallo lo stesso teorema di Bernoulli? Non lo sappiamo che con le pompe centrifughe multistadio, con giranti chiuse possiamo raggiungere pressioni di 100 bar? Se noi dividiamo in due o quattro parti l’alimentazione della pompa fino ad arrivare radente alla girante, i flussi in ingresso separati diventano un solo flusso all’interno della girante perché la rotazione consente l’entrata alternata nello stesso quarto della girante di acqua con pressioni diverse. Pertanto, all’uscita della pompa abbiamo un solo flusso e una sola pressione, che è quella del principio di Pascal. Di conseguenza, noi possiamo inserire in un circuito di riciclo pressurizzato ad altissima pressione dell’acqua o dell’olio idraulico in bassa pressione, espellendo contemporaneamente dal serbatoio pressurizzato che riceve il flusso, in alta pressione, la stessa la stessa quantità di acqua o di olio che è entrata in bassa pressione.  Facendo passare tale flusso in una pompa multi girante, o in un una pompa a ingranaggi usate come turbine (alimentate al contrario) e trasformando tutta l’energia di pressione in cinetica, che consente all’alternatore collegato alla turbina di raggiungere altissimi numeri di giri anche grazie a rapporti di trasmissione a ingranaggi possiamo produrre tutta l’energia che cui occorre in versione fissa e mobile.  Noi abbiamo nell’alternatore un guadagno energetico immenso, perché la pressione dell’acqua o dell’olio che passa nella pompa usata come turbina, non la fornisce la pompa ma il cuscino di aria compressa posto nel serbatoio di riciclo del liquido in alta pressione, il quale agisce come una molla.  Pertanto, non consumando energia, a causa del fatto che l’acqua o l’olio, che sono incomprimibili, circolano a senso unico nell’ambito del volume del liquido accumulato con la bassa prevalenza della pompa di circolazione con la doppia alimentazione separata (che lavora con un carico equilibrato in aspirazione e mandata), senza comprimere o far espandere il cuscino di aria compressa, controllato attraverso sonde di livello del liquido accumulato nel serbatoio: “Se aumenta il livello, tramite un inverter si riducono i giri della pompa di circolazione, se diminuisce, si incrementano”.

Con le tecnologie attuali, modificando solo il modo di alimentare le pompe e usando le pompe attuali come turbine all’uscita dei serbatoi pressurizzati, secondo le pressioni impiegate possiamo produrre energie decine o centinaia di volte superiori a quelle assorbite dal motore collegato alla pompa. Dipende soltanto dalla pressione dell’aria compressa che non si consuma, a parte quella piccola parte che si discioglie nell’acqua o nell’olio pressurizzati.  Non dobbiamo dimenticare che le attuali pompe multistadio sono usate per pompare l’acqua fino a cento bar, ma se le usiamo come turbine, cioè come dissipatrici di energia di pressione, possono lavorare a pressioni molto superiori, come le pompe a ingranaggi che già lavorano a 500 bar. Quindi, possiamo usare pressioni molto superiori ai cento bar e raggiugere guadagni energetici migliaia di volte superiori a quelli consentiti dagli attuali sistemi energetici, che nel migliore dei casi si attestano sul 35% del potere calorifero inferiore di un combustibile a pagamento. Con l’aria compressa possiamo raggiungere pressioni statiche altissime (sopra 2790 bar), ma se ci fermiamo a soli cento bar consentiti dall’attuale stato dell’arte delle pompe multistadio usabili come turbine, possiamo già dire che gli impianti idroelettrici pressurizzati con l’aria compressa senza combustibili e senza inquinamenti, hanno le potenzialità per essere almeno 2,5 volte più potenti dell’energia termica, solo in base al rapporto delle pressioni di esercizio utilizzabili all’attuale stato dell’arte (100/40).  Poiché in una camera di scoppio di un motore non si supera la pressione di 40 bar. Se consideriamo che non circolano i fumi ma un liquido con una densità media 800 volte superiore ai fumi, a parità di portata circolante, abbiamo una potenza erogabile fino a 2000 volte superiore.   Ma questi impianti sono anche più economici pratici e meno ingombranti non avendo bisogno di reti di distribuzione per essere alimentati, né di serbatoi di combustibili, tra l’altro, comprati a caro prezzo. I mezzi di trasporto non avranno bisogno di fermarsi ai distributori lungo le strade o agli aeroporti intermedi per riempire i serbatoi. Mentre le navi non avranno bisogno di grandi cisterne per la scorta di combustibile.

E’ evidente che la scienza della fisica mondiale, che ha fatto grandissime scoperte, ha fatto anche l’errore più grossolano che poteva fare dal punto di vista energetico e depurativo, fin dall’avvento dell’era industriale, ed è la vera responsabile del riscaldamento globale, oltre che dei disastri nucleari e delle bombe atomiche. Questa scienza è stata super premiata dai potenti della Terra e della cultura con moltissimi Nobel. Nessuno si è accorto degli errori. Sbagliare è umano ma il sottoscritto non vede nessun pentimento.

Io, come semplice tecnico installatore di impianti non volevo criticare la scienza ma darle una mano, perché nella mia lunga attività vedevo soltanto impianti industriali, urbani, agricoli, energetici, depurativi, mal progettati e con cicli depurativi interrotti, che a mio parere, invece, potevano continuare, progettandoli diversamente, o semplicemente ampliandoli. Pensavo che i miei ragionamenti che hanno sempre accompagnato i miei depositi di brevetti fossero accolti dalla scienza come una critica costruttiva; dalle associazioni ambientali come un supporto tecnico alle loro proteste; dalle associazioni sindacali come nuove opportunità di lavoro. Infatti, se si fossero ampliati cicli delle lavorazioni industriali, delle attività urbane, agricole, energetiche agli aspetti depurativi, oltre che avere acqua e aria più pulite, avremmo avuto anche una maggiore quantità di posti di lavoro. Non mi aspettavo di essere compreso dagli imprenditori che vedono gli aspetti ambientali come una tassa da pagare. Non per colpa loro, perché devono competere sui costi di produzione anche con aziende che non rispettano le leggi.

Infatti, per il sottoscritto gli impianti ambientali devono essere progettati con soluzioni interattive, auto depurative, proprio per prevenire di chi non rispetta le leggi e per depurare anche le sostanze inquinanti, che per ragioni logiche non possono passare attraverso gli impianti di depurazione specifici. I progettisti pubblici e i legislatori non possono scaricare la loro inefficienza progettativa sulle imprese e sui cittadini, imponendo soltanto limiti di emissioni, limitando il traffico urbano e cose del genere, ma devono farlo attraverso opere strutturali scientificamente organizzate sul territorio, che depurerebbero automaticamente l’ambiente per il 95% dell’inquinamento mondiale. Solo le aziende specializzate in produzioni chimiche devono essere regolamentate separatamente.  Per quanto riguarda l’energia da utilizzare nell’industria, nei trasporti, nei cantieri è nell’urbanità la ricerca pubblica mondiale non avrebbe dovuto concedere il libero arbitrio ai produttori e al mercato, ma intensificare la ricerca a 360 gradi, perché l’energia pulita e sostenibile è sempre stata a portata di mano. Non poteva essere individuata dalla applicazione separata di singoli principi termodinamici, chimici o nucleari, che trasformano la materia attraverso processi che non si possono chiudere in piccoli impianti. Gli enti di ricerca pubblici mondiali hanno fallito clamorosamente il loro compito perché non avendo fatto il percorso di ricerca delle depurazioni interattive che ha fatto il sottoscritto con soli ragionamenti, non hanno potuto nemmeno arrivare al concepimento delle energie interattive.  Le quali, invece, inaspettatamente, si sono rivelate molto più semplici, economiche e meno ingombranti delle attuali energie, perché non aprendo cicli termici e chimici, non hanno bisogno di chiuderli.    

 Lo stato dell’arte delle energie interattive è avanzato soltanto virtualmente, ipotizzando funzionanti i brevetti precedenti, migliorandoli e integrandoli con quelli successivi. Il risultato è riportato nella “Nuova Pagina Iniziale” di http://www.ppawhe.eu, mentre i dettagli dei depositi di brevetti definitivi, sono riportati nelle pagine successive.  L’energia nasce direttamente dai sistemi depurativi, depurando insieme acqua e aria, dopo la cattura dei fumi di combustione dell’energia fossile. Su questo argomento esistono almeno una quindicina di brevetti nazionali che sono serviti a preparare quattro brevetti internazionali, che non sono stati presi inconsiderazione dalle scienze ambientali ed energetiche mondiali, lascando decadere miseramente i depositi di brevetti (https://www.spawhe.eu/european-environmental-competition/). Tuttavia, gli studi effettuati sulla depurazione dell’acqua e dell’aria insieme hanno portato all’approfondimento dei principi fisici già noti di Pascal, Torricelli ed Henry, che hanno consentito di andare oltre gli obiettivi iniziali, sia pure soltanto virtualmente, perché coloro che sono i veri responsabili del riscaldamento globale, ormai, sono morti mentre gli eredi pubblici e privati non rispondono. Il sottoscritto non ha avuto altra scelta che pubblicare tutto il suo lavoro e ricorrere alla Corti di Giustizia Internazionali, attraverso lettere aperte affinché le verità vengano fuori nell’interesse di tutti, compresi gli errori del sottoscritto, se esistono, non avendo potuto fare nessuna sperimentazione.        

Tutto quello che ho pubblicato, riguardante l’energia del futuro, è molto più semplice,  razionale ed efficiente di quanto è stato immaginato e pubblicato nei film di fantascienza. I quali hanno fatto riferimento ai progressi della NASA e alle eterne speranze sulle scienze nucleari, all’altissimo livello tecnologico, che certamente hanno prodotto una crescita economica, di cui tutti si vantano. Io dico che la crescita ci sarebbe stata lo stesso e anche a livello superiore, ma con meno costi e meno disastri ambientali, se qualcuno avesse anticipato il sottoscritto di cento anni nell’invenzione della pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante e i circuiti idraulici pneumatici o oleo pneumatici collegati. Questo poteva succedere perché già erano state inventate tutta le macchine necessarie. Pertanto, si può dire che abbiamo inquinato e riscaldato il pianeta  inutilmente, senza risparmiare nemmeno dal punto di vista economico.  

Ma di queste cose nessuno ne vuole parlare. Probabilmente, anche i registi cinematografici sarebbero delusi, se l’energia pulita non avesse formule segrete e potesse essere prodotta in ogni angolo della terra, perfino in ogni modesta abitazione di un deserto o un iglò del polo nord. I film di fantascienza dovrebbero essere girati di nuovo. Si ritornerebbe al vecchio Neorealismo all’italiana degli anni 50, dove i protagonisti non sono i potenti ma le classi disagiate e gli attori non professionisti (come il sottoscritto).  Certamente sarebbero delusi i tifosi delle Ferrari, della McLaren, Mercedes e delle pattuglie aeronautiche degli aerei supersonici. Molto fumo e smog e poca sostanza alla luce dei fatti, perché l’energia idroelettrica compressa oltre che pulita ed economica è anche più potente.

Leggo in questi giorni che Sergio Marchionne porterà di nuovo Alfa Romeo in Formula 1 dal 2018. Io ho amato Alfa Romeo come azienda, non come macchina, perché lavorandovi per diciassette anni, mi ha insegnato a collegare razionalmente i cicli di lavoro agli impianti di produzione. Se ho lasciato l’Alfa Romeo è stato perché avevo intuito che per razionalizzare i sistemi ambientali era necessaria la conoscenza dell’organizzazione del lavoro industriale. Senza questa esperienza, non avrei avuto nessuna speranza di cercare e trovare dove si nascondeva l’energia interattiva tra l’acqua e l’aria compressa che mi ha portato a inventare un motore idropneumatico oppure oleopneumatico utilizzabile, tra qualche anno, anche sulle auto, sicuramente più potente ed economico di quello termico. Purtroppo, il mondo industriale e quello ambientale sono agli antipodi. Gli scienziati ambientali, specializzati in singole discipline, non possono comprendere che attraverso l’organizzazione contemporanea di più cicli di lavoro e più macchine e impianti si possono individuare nuove soluzioni ambientali e moltiplicare le potenzialità depurative ed energetiche, mentre i manager industriali non possono comprendere che se non sono stati in grado di progettare un motore pulito è stato perché non hanno ampliato l’organizzazione dei cicli di lavoro anche alle depurazioni, limitandosi soltanto a rispettare le normative. La maggior parte delle invenzioni mondiali scaturiscono dall’organizzazione del lavoro per alleggerire il lavoro dell’uomo. Per l’ambiente e l’energia si doveva ragionare allo stesso: “Le invenzioni avrebbero dovuto servire ad alleggerire il lavoro della natura, aumentando la sua produttività energetica e depurativa, anche senza comprendere come funzionano completamente processi complessi come la fotosintesi e i cicli universali del carbonio e del calcio” (https://www.spawhe.eu/artificial-welling-italian-files/)

 Anche se non era nei miei obiettivi individuare il motore pulito e potente per i mezzi di trasporto, con il senno di poi, è stata proprio la conoscenza dei cicli e degli impianti di entrambi i settori a farmi inventare le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante e i circuiti collegati che mettendo insieme principi scientifici sottovalutati dalla stessa scienza, hanno portato all’energia idro o oleo pneumatica elettrica montabile sui grandi e piccoli mezzi di traporto senza combustibili.

Ma come ho scritto sopra, questi due mondi, che sono agli antipodi nel modo di ragionare scientificamente e tecnicamente, oggi sono uniti, nell’ignorare le invenzioni del sottoscritto.   Tuttavia non usano argomenti scientifici e tecnici, ma soltanto il silenzio.     

Con il senno di poi, cosa ci vuole a comprendere che i motori termici non avrebbero avuto nessun motivo di esistere, sia dal punto di vista economico, che ambientale, che tecnico e gestionale? Non è più semplice gestire un’alta pressione statica dell’aria compressa con l’acqua o l’olio idraulico incomprimibile che circolano a senso unico con pochissima energia e la massima resa, piuttosto che fumi di combustione pagati a caro prezzo?  Non è più complicato il ciclo Otto o Diesel con gas che si espandono e si comprimono a 1200 gradi centigradi attraverso valvole che si aprono e si chiudono?  Mentre dal punto di vista ambientale per contenere l’inquinamento che producono non sono bastati vari tipi di filtri, marmitte catalitiche, additivi nelle benzine e gasolio, test falsificati dai laboratori di tutte le case automobilistiche. Non sono bastati, soprattutto, centinaia di miliardi di dollari buttati in un pozzo senza fondo, in tutto il mondo, su un problema che non si poteva mai risolvere completamente Quando, finalmente, lo hanno compreso è iniziata la corsa ai motori ibridi e alla realizzazione di reti di distribuzione elettrica al fine di caricare le batterie dei motori completamente elettrici o i serbatoi di auto con motori pneumatici, con rendimenti energetici migliaia di volte inferiori all’energia prodotta direttamente sul veicolo con l’acqua e con l’aria. Che cosa ha ottenebrato le menti scientifiche e tecnologiche, da non comprendere che non possono essere queste le soluzioni del trasporto del futuro, non solo perché antieconomiche, ma anche perché sono poco pratiche e resterebbero fuori i mezzi di trasporto più pesanti, quelli che lavorano la terra, quelli che lavorano nei cantieri, il trasporto navale, aereo e spaziale?

 Qualche autorità mondiale dovrebbe evitare questi sprechi perché l’uomo sta dimostrando di non avere più le facoltà di intendere e di volere.  Io, come inventore, di queste soluzioni che sono contemporaneamente sostenibili, energetiche, depurative, di piccolo ingombro e applicabili universalmente, posso solo dichiarare pubblicamente che rinuncio alla proprietà industriale di tutti i miei depositi brevetti, ma se non lo facessi, questi brevetti mi dovrebbero essere requisiti, come in tempi di guerra, per pubblica utilità mondiale.  Tuttavia, mi batterò per i diritti di autore. Non dico questo perché reclamo la genialità di queste invenzioni, ma perché la giustizia deve essere uguale per tutti e oggi non lo è nei confronti degli inventori, che senza soldi sfidano l’attuale sistema dei brevetti che protegge soltanto le idee dei potenti, non per diffondere le buone soluzioni, ma per farle costare più care agli utenti. L’energia interattiva che è stata nascosta dall’avvento dell’era industriale, è giusto che sia di tutti, ma è anche giusto che chi ha impiegato una vita per cercarla, abbia almeno il riconoscimento dei diritti di autore se e quando uscirà dalle nebbie artificiali ed antieconomiche prodotte dalle alleanze trasversali e silenziose che hanno riscaldato il pianeta.

 Se il mio lavoro di semplice cittadino, non pagato da nessun ente di ricerca pubblica e da nessuna multinazionale, mi ha portato a individuare le energie interattive, probabilmente, è stato voluto dal destino, che ha voluto premiare il mio lungo lavoro di ricercatore solitario, è giusto che tale energia sia condivisa con tutti, non che se ne avvantaggino coloro che l’hanno ostacolata e continuano ad ostacolarla in tutti i modi, soprattutto con leggi inadeguate. Non è possibile che i legislatori non riconoscono i diritti di autore agli inventori privati, che offrono, soluzioni alternative ai disastri ambientali ed economici, che si nascondono dietro falsi tentativi di cercare le soluzioni da potentissime multinazionali ed enti pubblici. Questi falsi tentativi, oggi sono smascherati da soluzioni semplici ed economiche che non hanno formule segrete, ma i legislatori pretendono che l’inventore si trasformi in imprenditori e paghi le tasse prima di trovare i finanziatori, che ovviamente, non trova perché le sue invenzioni sono circondate dal silenzio generale. Se le cose stanno in questo modo e il mondo non ha fretta di affrontare i problemi ambientali, la soluzione legislativa più logica è quella, di congelare i brevetti allo stato in cui sono, senza pagamenti di tasse di mantenimento da parte dell’inventore. E’ semplicemente ridicolo e vergognoso non finanziare progetti di pubblica utilità sociale e contemporaneamente, pretendere il pagamento di tasse di mantenimento dei brevetti insostenibili per non far decadere i diritti di autore. Oggi il sistema dei brevetti, sebbene sia gestito dalle Nazioni Unite, serve soltanto a frenare il progresso, non a premiare le idee innovative vantaggiose per tutti.

Le soluzioni di protezione globale dell’ambiente che ho iniziato a pubblicare dall’anno 2011, dopo cinque anni di lavoro e una ventina di brevetti di minore importanza, si sono perfezionate con depositi di brevetti successivi. I quali sono stati pubblicati fin dal giorno successivo al deposito alla ricerca di collaborazioni pubbliche o private, che non sono state trovate. Nel frattempo ci sono state sette conferenze internazionali COP che non hanno mai presentato nessuna soluzione di protezione globale dell’ambiente.

Se le mie soluzioni fossero sbagliate, per il fatto che le ho pubblicate e pubblicizzate con la passione che ogni inventore dedica alle proprie invenzioni, probabilmente, potrei essere condannato dai giudici di “Procurato ingiustificato ottimismo mondiale”, ma visto che nessuno mi ha creduto, non credo di poter essere condannato.

Se, invece, le mie soluzioni sono esatte, quale è il reato che ha commesso l’intera classe dirigente mondiale, che le ha ignorate? Mentre in questi anni ha continuato a sprecare risorse, a danneggiare l’ambiente e la salute con impianti energetici e depurativi sbagliati. Cosa prevedono le leggi internazionali contro l’impreparazione generale della classe dirigente mondiale, visto che dalle soluzioni che propone il sottoscritto, non emergono formule segrete sconosciute, ma soltanto una razionale progettazione degli impianti?    

Queste domande sono rivolte, soprattutto, ai giudici internazionali, che non sono dei tecnici e non sono degli scienziati. Hanno bisogno delle consulenze scientifiche e tecniche per avere delle risposte. Chi può fare da consulente su questo argomento, circondato dal silenzio generale? Per il sottoscritto, la cosa più logica è quella di ordinare i prototipi delle varie versioni di depurazioni ed energie interattive a chi giudicano di loro fiducia, con la consulenza del sottoscritto per verificare che si rispettino i criteri principali delle singole progettazioni. Solo in questo modo si può stabilire con certezza se lo stato dell’arte della protezione dell’ambiente non avanza per motivi tecnici e scientifici insuperabili, oppure per il semplice reato di omissione di atti di ufficio contemplato nel “Progetto di codificazione sulla responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti”, da loro stessi elaborato nel 2001 presso le Nazioni Unite, sottoscritto e non rispettato, da quasi tutti i cento novantasei stati sovrani.   

 Cordiali Saluti

Luigi Antonio Pezone   

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